Io sono grande e poeta da che piccoli poeti non sussistono. Danzano loro avanzando sul vento, – Baudelaire donò grandi ali bianche all’albatro, ma non l’oro o banderali d’argento-.
Lacera, vulnerabili alle lacrime, le loro mani e l’anima l’anile che turba il cielo al sangue delle folle.
Il loro urlo abita bufera e nubi, ma nella brezza s’inebriano di sole. Così sono io, che dall’avita casa, di fra gli adagiati affetti indugiando, verso il cielo protendo labbra e braccia,
mentre per te adagiate su corolle stille odorose intonano parole e con la pura luce del silenzio le colorate musiche degli angeli.
E il cielo a noi mostra il suo splendore. Ed è per te, diletta donna e amata, il nostro canto dove le parole sono corona e stelle del Signore.
Un giorno mi dicesti: “sei una perla”. Ripenso a quel momento come a pochi come ad uno di quegli attimi rarissimi sfuggiti allo sterminio dei ricordi, fermi a mezz’aria tra un battito di ciglia e secoli di sogni. “Sei una perla” – non potrò dimenticarlo – ma oggi voglio dirti di quest’ostrica che aspira sabbia e sale che filtra le maree perché il suo cuore si trasformi in una gemma. Voglio parlarti della sua pazienza della sua fatica, della goccia bianca del suo sangue. Voglio tu sappia ora che più grande, più luminosa t’apparirà la perla, che solo alle tue mani – se lo vorrai – permetterò d’aprire la conchiglia.
A te trafugatore della mia anima dedico gesti e pensieri immutati. Le mie vesti di cenere e fumo più non saranno se il tuo sguardo illuminerà il mio volto allora profumo di primavera sarà la mia fragranza. Al destino mutevole più nulla domando lascerò che le stagioni facciano capriole nei miei occhi intinti del tuo riflesso. Vegliando la tua ombra di luna illuminerò i tuoi passi lanterne di stelle cospargerò ai tuoi piedi affinchè il buio non ti turbi e quando calerà il sipario notturno per te sarò rugiada.
Sono tutta in subbuglio. Giuliana mi ha appena riferito di loro due. Non li ha visti con i suoi occhi, ma si fida della persona che gliene ha parlato. “Dai, dimmi che non è vero. Che è solo un incubo. Lo uccido, giuro che lo faccio. Detesto i bugiardi traditori e le gattemorte come Claudia.” La mia amica cerca di calmarmi, ma il meccanismo è ormai in moto e recito tutto il copione dell’amata tradita, ingannata dai miei stessi sogni di amore eterno che m’hanno nutrita da quando ero in fasce. Sogni d’amore che ricerco nelle letterature, quelle straniere che studio e adoro, quella italiana di cui m’imbevo come se fosse la mia Bibbia di vita, quella latina così profondamente lirica. Sono Saffo, Emma Bovary, Elizabeth Bennet che odia il suo Darcy, bello ma ottusamente orgoglioso, fino a che odio e amore coincidono. Più che altro oggi sono Tess, Clarissa, sedotta e abbandonata. “Gliela farò pagare. Gli restituirò questo anello che mi ha regalato solo due giorni fa per il mio diciottesimo. Ipocrita.” “Forse voleva farsi perdonare qualcosa.” “Qualunque cosa sia, non m’importa più niente di lui.”
Ieri sera ero una Furia con Roby. Non mi tenevo nemmeno in piedi. Gli battevo i pugni chiusi sul petto. Non mi dispiaceva di fargli male, io che sono sempre colma di premure per lui, come un’eroina dei miei romanzi. Forse c’entra un po’ anche mia madre in questo. Il mio secondo nome è Eloisa e mi s’incolla addosso alla perfezione. Ma non voglio guarire di romanticismo in questo mondo squallido dove anche i sentimenti più teneri e veri fanno paura e ingenerano invidia. “Hai finito?” mi ha chiesto con due occhi sinceri fissi nei miei, tenendomi il volto tra le mani. Sono scoppiata a piangere e mi è piaciuto farmi coccolare da quelle braccia forti che mi inglobavano in lui. Nonostante le tragiche premesse è stata la serata più romantica della mia vita. Non c’era mai stata nessuna Claudia, nessun tradimento. Menzogne frutto dell’invidia. Oggi sono qua, io e la mia amica Giuliana, che, incuranti della gente che ci guarda per strada, in pieno centro, portiamo ciascuna in mano un palloncino ad elio a forma di cuore con su scritto “Perdonami” e “Ti amo”. Li faremo volare sotto la finestra di Roby. Una maniera per ripartire da zero, senza ombre , vagabondi tra le nuvole.
Del tuo viso, degli occhi, di quel suadente modo di comunicare, di accennare un sorriso o di farti taciturna e severa in un istante, conservo preciso e indelebile il ricordo.
Dopo tanto tempo ho tuttora presente l’incedere elegante -flessuoso e altero- del tuo morbido corpo di fanciulla pervaso di innocente malizia e sensualità.
Ma vorrei davvero rivederti ora, con l’espressione di certo più matura, lo sguardo forse più sereno e magari privo della spavalderia con cui stuzzicavi sovente il mio ardore.
Vorrei incontrarti oggi per capire dal gesto garbato del porgermi la mano, dal tono pacato della voce, da ogni tuo impercettibile sospiro, se di ieri e di me porti un segno in cuore.
Vorrei scoprire veramente quanto del mio amore vive ancora in te, quali emozioni ne conservi e se nel respiro dei tuoi segreti sogni ritrovi talvolta l’incanto di allora.
Fabiano Braccini
Immagine: Contemplation. Reflexion, 1877 – Pierre Auguste Renoir
Come un anno fa profumi di primavera occhi chiusi cuori vibranti sotto la luna chiara. Rosa che apre i suoi petali il vento ne disperde il profumo nell’aria che sa di te e di me. Come un anno fa seduti sotto questa luna argentata, mani strette per non perdere l’attimo che sa d’infinito.
Elena si fermò, distratta dalle grida di alcune ragazze che passavano sulla strada. Si voltò in quella direzione, fermando lo sguardo sull’immensa distesa di croci. Un brivido di commozione attraversò il suo volto: “Mio Dio quanti morti!” disse “Quanti drammi dietro queste povere vite stroncate negli anni più belli! Quanta distruzione e quante ferite nell’animo e nel corpo di chi è rimasto! Questo ci ha lasciato la guerra?” Elena non riuscì a trattenere il pianto, quindi asciugandosi le lacrime: “Ora devo farmi coraggio per te, mio caro. Sono qui con te e voglio riprendere il discorso interrotto quella sera. Ricordi quanto mi desideravi? Poi siamo finiti a parlare di amore platonico. Eri dolce e premuroso. Mi accarezzavi e mi guardavi negli occhi dicendomi che mi volevi bene, che avresti voluto restare sempre con me. Non mi volevi lasciare quella sera. Forse avevi intuito che era per l’ultima volta. Ma ora sono tornata e sono qui con te e tornerò altre volte e staremo insieme, mentre curerò i fiori del tuo giardino, le rose piantate dai tuoi amici. Fra poco arriverà la primavera e le rose fioriranno e spunteranno anche le margherite ed io potrò tornare a sfogliare i loro petali come un tempo. Ogni volta sorridevo quando mi dicevano che mi amavi, perché lo sapevo che mi amavi; ero certa del tuo amore. Anche gli uccellini verranno col loro canto. Vedi quel passerotto? Un giorno verrà anche da te e tu potrai affidargli un tuo messaggio. Tu mi credi, vero? La guerra ci ha consentito di trascorrere poco tempo insieme, ma sono stati momenti intensi. Ti ricordi quanto ti dispiaceva che finisse il giorno e quanto ci sentivamo gratificati, quando al tramonto il cielo si riempiva di rosa? Quel rosa ci faceva sperare e credere che le nostre speranze, potessero un giorno diventare realtà, che fosse possibile per noi, dopo avere subito l’offesa della violenza e delle stragi, trascorrere insieme una vita felice”.
Riflesso di fuoco colora la pelle e il vento accarezza i pensieri moti dell’anima che si apre alla vita e affida alle onde il suo sogno d’amore. Negli occhi nocciola vivono inquieti attese e speranze che in rivoli verdi increspano appena i laghi profondi emissari del cuore.
Lasciati chiamare amore per un giorno lasciati chiamare amore per una notte
E’ bello credere nei momenti in cui ci sei che ci sarai per sempre
Chicchi d’oro di una storia fatta solo d’istanti pietre preziose uniche e rare che annientano e divorano le briciole di un amore falso giurato in eterno e cancellato in un attimo
Ed è per l’intensità di quegli attimi per quella gioia catturata come una foto istantanea per quella passione che non vedrà mai tramonto per quello stare insieme che finisce senza declino per quello spazio inatteso e regalato dal cielo dal sole dalle stelle dalla notte che voglio e posso chiamarti amore
Il tempo di assaporare il tuo sorriso ed è già tempo di non vederti più
Tu non ci sei ma io sento ancora le tue braccia stringermi e la tua voce che mi chiama amore