Cercale nell’eden dei sogni
nell’arena infuocata del cuore
tra fiori gialli e bei versi
trafitte da amori lontani…
Cercale nell’eden dei sogni
nell’arena infuocata del cuore
tra fiori gialli e bei versi
trafitte da amori lontani
sole, tradite, abbandonate
come parole a lungo sussurrate
che il vento della sera porta via
mai dette mai pensate mai sognate
in loro scoprirai il giusto richiamo
come la nota perfetta nell’universo
che completa la melodia dell’amore
che scardina i cuori più chiusi
le donne, muse della tua vita
sono in quella falce di luna
che rischiara la tua notte
***
Nell’immagine: Dipinto di Rachel Deacon
© 2009 – 2016, Blog Manuale di Mari. Tutti i diritti riservati
A noi donne coraggiosamente fragili, delicatamente resistenti.
Donna, infiniti volti ti appartengono
nelle maglie della storia,
tra le pieghe insondabili delle voraci
acque del reo tempo
Allora Ti chiamaron Pandora, dono
riflesso di un eden perduto,
fosti immortale, divina aurea
matrice d’amore,
sorta dalla feconda spuma marina
Da icona fatale a ordigno di guerra
enigma di morte, scaltra superba
docile e fiera nel tuo seguitare
lungo gli ampi scoscesi gradoni
dell’avido tempo.
Ti conobbi ad Itaca, esperta,
saggia tessitrice di ingegni mentre
attendevi il ritorno dello sposo,
l’Ulisse bramato.
Voce della coscienza, legge non scritta,
fosti sacra ed eterna norma del cuore.
Ho vissuto a Tebe le tue aspre battaglie,
sono miei i tuoi pianti, creatura valente,
effige imperfetta di un maestro
di altissimo ingegno: l’ardimento
ha aggiunto perenne splendore
al tuo volto sofferto
Cammini tuttora lungo sentieri di roccia
indugiando a passi silenti
Tu, Raro fiore che sempre sorride alla vita
quante volte ti sei fermata
quante volte hai detto a te stessa
che non avresti varcato più il limes
Mai più oltre le inossidabili
colonne della paura
Eppure l’hai fatto. Con coraggio.
Ancora una volta.
In un folle volo sei morta e rinata.
Vinta e temprata da una ferita
marchiata col fuoco sulla profonda
pelle della tua fragile essenza.
Sei guarita, libera dal velo
oscuro del dolore più nero
Finalmente libera dalle chiuse
stanze di una vita soffocata
da mani opprimenti
Libera dal peso di un rifiuto,
da un’ombra chiamata paura.
Anna D’Auria
Le Donne della mia vita
(…)
Mia madre era la classica donna di casa del suo tempo, quando mi diede alla luce correva l’anno 1937, lei si è sempre dedicata e offerta, interamente, alla sua famiglia per la quale si sacrificava, sempre, oltre ogni limite, anteponendo sempre il bene di tutti i suoi a quello suo personale. Era una persona molto dolce e modesta e, sebbene avesse ricevuto in famiglia un’educazione piuttosto rigida e all’antica, era affettuosissima e molto tollerante con figli. Noi eravamo in quattro, due maschi e due femmine e non vi fu mai un momento, della nostra vita, nella quale lei non fu significativamente presente.
Durante la II Guerra Mondiale, che si sviluppò nei primi anni della mia esistenza, a causa dei bombardamenti effettuati sulle città dalle famose “fortezze volanti” la mia famiglia fu costretta, come molte altre, a sfollare dalla nostra città, in un paesino pedemontano dell’interland cittadino. Lo sfollamento per motivi bellici, fu un fenomeno di massa caratteristico di quegli anni.
Dopo alcuni mesi del nostro soggiorno obbligato fuori della città, mia madre si ammalò di tifo. Le condizioni igieniche ambientali non erano delle migliori e la malattia di mia madre, anche per mancanza di presidi terapeutici adeguati durò quasi due mesi. All’inizio non si trovavano le medicine, poi mio padre si recò nella capitale siciliana e, grazie alla “borsa nera” un altro fenomeno tipico dei tempi di guerra, trovò, ma, a caro prezzo, i sulfamidici che occorrevano per debellare il tifo.
(…)
L’altra donna della mia vita che influenzò positivamente la prima parte della mia esistenza, fu la nonna paterna, una dolce ed arzilla vecchietta di quasi ottanta anni, che amava me e i miei fratelli come e forse più dei suoi figli, perché, mi diceva spesso: “io sono per voi due volte madre”. E questa frase mi è sempre rimasta impressa nella memoria, soprattutto, quando vedevo con quale cura, attenzione ed affetto si dedicava ai miei fratelli, allora, ancora piccoli.
D’estate era lei che ci accompagnava in spiaggia e durante il bagno non perdeva mai di vista nessuno, preoccupandosi di seguire ad uno ad uno tutti gli spostamenti dei suoi nipoti e quando qualcuno si allontanava troppo dalla riva, lei interveniva con autorevolezza e autorità “antica”, riportando all’ordine il trasgressore. Cose d’altri tempi che ora, magari, fanno sorridere. In casa poi aveva sempre un amabile sorriso sulle labbra e non tralasciava di distribuire carezze a tutti noi.
Andare a casa della nonna era per tutti noi una festa, per ognuno c’era sempre un regalino o un’attenzione particolare per me, ad esempio, che ero ormai un adolescente, c’erano sempre un po’ di soldini che integrando la mia paghetta settimanale, facevano sempre comodo. Un’altra cosa che notai anche, quando ero più cresciuto, fu il grande affetto ed il rispetto che riservava a mia madre, per la quale lei non fu mai una suocera ma, piuttosto, un’altra madre.
Ho lasciato per ultima, ma, non certo ultima nel mio cuore, la terza donna della mia vita che è stata ed è tuttora mia moglie, la madre dei miei figli. Abbiamo appena compiuto quarantacinque anni di matrimonio, ma, la nostra storia d’amore parte da molto lontano, è una storia di lungo corso.
Ci siamo conosciuti, entrambi quindicenni, proprio al mare, in spiaggia, durante la più bella stagione estiva della mia vita ed il nostro amore è nato con l’entusiasmo ed il trasporto che solo gli adolescenti sanno dare alle proprie storie d’amore, quando si fanno sogni e crescono speranze per l’avvenire.
Spesso, poi, la vita ci avrebbe riservato delle sorprese, non tutte gradevoli, qualcuna addirittura drammatica, ma queste sono le cose ci hanno aiutato a crescere e ci hanno resi forti per superare le difficoltà ed alla fine, quando abbiamo potuto realizzare i nostri progetti, ci siamo sentiti ancor più gratificati dal nostro impegno, dalla costanza negli ideali e dalla perseveranza nel raggiungimento degli obiettivi.
Gli anni della gioventù sono sempre i migliori della propria vita e per me lo furono in modo intenso e indimenticabile, perché ho avuto il privilegio d’incontrare presto l’amore e con esso la donna della mia vita. Ancor oggi, che ho superato i settanta anni, mi assale il ricordo, con indicibile e struggente nostalgia, di quegli incontri con la mia ragazza, che sapevano di gioventù e avevano la freschezza ed il profumo della speranza, essi rappresentavano il raggiungimento di una felicità mai provata prima.
La gioia di guardare i suoi occhi scuri e profondi nei quali specchiarmi e scorgere quella luce misteriosa che mi scaldava il cuore. La tenerezza di tenerla fra le braccia, baciare la sua bocca e sentire il profumo inebriante del suo corpo che, da solo, costituiva per me un grande godimento. Era il tempo delle mele, che in genere accade una sola volta nella vita e, poi, non ritorna più.
(…)
Io lo ripeto sempre – “devo molto a mia moglie”- in tutti i sensi, non soltanto perché si è sempre prodigata per il bene della famiglia, ma per quello che mi ha donato, per i figli che insieme abbiamo generato, per una vita di convivenza felice che ci ha accomunato nelle gioie e nei dolori. Ho sempre apprezzato in lei, con orgoglio, la dignità di donna, di madre esemplare, il suo sentimento religioso, molto profondo, che ha fatto crescere anche il mio, nel corso degli anni. Il nostro, è stato sicuramente un amore vero, nato nell’adolescenza, cresciuto nelle difficoltà della vita, consolidato nella maturità e che merita, almeno, di essere raccontato.
Imprescindibile desiderio di rimarginare le lacerazioni dell’anima
Urla forte l’anima
svincolandosi
si accovaccia su sé stessa
come a voler proteggere quel corpo
che non trova consolazione
in quelle lacrime che schizzano a fiotti dai suoi occhi.
Corpo sinuoso e gentile
che solo carezze ti aspetti richiami…
Capelli lunghi,
morbidi…
Mossi da onde leggere e flessuose
son tenere carezze sull’esile collo;
mossi da un vento impetuoso
si trasformano in frustate che percuotono l’anima
che si distacca da quell’oceano di sopraffazione
per rifugiarsi nel caldo ventre dei sogni…
Fluttua tra dolci colline lussureggianti
lasciando dietro di sé
spasmi affannosi e soffocanti.
Varca confini sconosciuti e ospitali
richiamando a sé colori morbidi e illuminanti.
Vorrrei inviare una poesia scritta alcuni giorni fa pensando alla “Donna”…
A te…Donna
A te … Donna che
In qualsiasi momento
Sei pronta a togliere
Il velo dell’ipocrisia
Alla vita di ogni giorno
Tu, che quando t’innamori
E’ sempre come la prima volta
Riesci a “mediare”
Nella famiglia, nel lavoro
E’ soprattutto nell’Amore
A”te” Donna consegno
Il Diploma per eccellenza
“La Laurea “ honoris causa”
Una facoltà nuova è stata istituita:
“La Pazienza”….
Nessun luminare ha pensato
A questa facoltà..
Se in tutti i Governi del Mondo
In molti Ministeri degli Esteri
Fossero nominate:”Donne”…..
Sono certa che la prima parola
Che si bandirebbe dal vocabolario
Sarebbe sicuramente :”Guerra”
E nessuno potrebbe negare loro
L’assegnazione del “Nobel della pace”
Ogni piccola Donna che nascerà
E’ destinata a diventare “Madre”
E non vorrà più che la terra
Assorba ancora …sangue dei suoi figli
Rispondo all’articolo “cercala nell’eden dei sogni”
Complimenti per questo bellissimo racconto che mi ha fatto riflettere: io l’avevo trovata nell’eden dei sogni e la cullavo nel paradiso di quella forza universale che guida il mondo: l’amore.
Era un dialogo dedicato al romanticismo della vita e le chiavi di lettura erano la poesia e l’arte.
Ora la vedo come stella della notte, nel buio del cielo, come esile fiammella.
sergio
..eppure, ancora, spesso bistrattate…
Perchè in molti non sanno avere il tuo “sguardo”?
Grazie in quanto donna..
Ars
E’ passata la festa, mai noi siamo sempre qui, riflettiamo, amiamo, lasciamo che il giorno ci dia forza, speranza.Che il nostro uomo comprenda che basta poco, un sorriso un no sereno per portarci sulla luna. E cosa dire dei figli che vorresti coprirli di stelle per dirgli quanto li ami, al tuo dolore che ti attanaglia e non basta un solo giorno per dire domani sarà diverso.
Mascheriamo la gioia per sentirci tranquille e viceversa mascheriamo la tristezza per non ferire. Siamo mamme, donne, sorelle siamo tutto ciò che l’universo ha voluto che siamo, un’infinita alchimia di mistero.
marisan
Mi chiedo cosa avrebbe fatto nei secoli l’umanità,senza le donne: nulla,si sarebbe semplicemente estinta. E’ una considerazione banale? Può darsi. Molto spesso però le grandi verità sono semplici ed appunto apparentemente banali.
Un ciao a tutti e specialmente alle donne.