Cercale nell’eden dei sogni
nell’arena infuocata del cuore
tra fiori gialli e bei versi
trafitte da amori lontani…
Cercale nell’eden dei sogni
nell’arena infuocata del cuore
tra fiori gialli e bei versi
trafitte da amori lontani
sole, tradite, abbandonate
come parole a lungo sussurrate
che il vento della sera porta via
mai dette mai pensate mai sognate
in loro scoprirai il giusto richiamo
come la nota perfetta nell’universo
che completa la melodia dell’amore
che scardina i cuori più chiusi
le donne, muse della tua vita
sono in quella falce di luna
che rischiara la tua notte
***
Nell’immagine: Dipinto di Rachel Deacon
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Un grazie di cuore come sempre per la squisita ospitalità e giunga a tutte le donne il mio semplice e sentito augurio di maggiore amore e fratellanza, prima di tutto fra di noi e con i nostri figli. Un forte abbraccio
Gianna
POPOLO DI DONNE
Soffri nel vedere
le tue radici divelte
disseccare al sole
Vorresti ridare loro vigore
e teneramente annaffiarle
dentro al tuo ventre
Ma davvero qualcosa è cambiato
oltre questo smarrimento
che si aggiunge
all’antico dolore?
Forse domani metteremo l’ali
e i nostri richiami
attireranno stormi..
OTTO MARZO
Il tuo amore sincero,
è come una fresca,
sorgente d’acqua,
che zampilla felice,
e bacia i nostri cuori.
Sei magnifica
come questo giorno,
di festa,
che spunta all’orizzonte.
carezzato da un alba
che prelude un amore grande
ed infinito.
Vorrei condurti
con le ali dell’amore,
in vetta a quella montagna,
e respirare insieme,
quella felicità, che arriva
da lassù,
e dai nostri sogni
colmi di amore e speranza.
Le stelle della notte,
saranno vicine,
alla nostra felicità.
@sergio doretti,
grazie, Sergio, per i bellissimi versi che ci dedichi. Con affetto
Daniela
Stella di luce
Il cuore delle donne
è una luna che pulsa
nell’onda del vento
accarezza le onde lunghe
di un mare che si estende
nell’acqua.
Sono l’arpa che suona
il canto di una donna
nel cuore della notte.
Il giorno si asciugano
le pupille dell’iride
si consumano come l’acqua
si dissolvono come nuvole
nel buio.
Sono come il sogno
le luci delle ombre
nel cuore della notte
gli occhi lo sguardo
sull’onda.
Abito di donna
Di attese e lacrime i sospiri di una donna
scivolano
come polvere su spalle larghe
in equilibrio su tacchi e bivi sconnessi.
Nel loro sorriso un raggio di sole e un altro cielo misterioso da gustare.
i miei più sinceri auguri a tutte!!
SONO DONNA MA INNANZI TUTTO MAMMA.
PERCHE’ NON DEDICARE ALCUNI VERSI ALLE DONNE CHE PER CONDIZIONI SOCIALI O PER INGANNO, SOSTANO SUI MARCIAPIEDI, QUANDO E’ SERA, SOTTO I LAMPIONI? SONO DONNE, PUR SEMPRE DONNE!!!!
Lucciola nella notte
Ragazza…
che tu sia dell’Est o dell’Ovest
non importa.
Ti hanno promesso la luce del cielo
effimere chimere di porti lontani.
Ormeggiate su molo
come stormi di gabbiani affamati.
Innamorata della vita vivi sopra la follia
di libertà d’amare e di essere amata.
Sei bambola di carne sinuosa nelle forme
su margine di strada disegni
solchi di piedi infreddoliti.
Turgido seno offri
da ali di vento accarezzato
a cupidi occhi di vizio…
che affondano nei laghi tuoi cerulei
da facili guadagni vivificati.
Sorrisi di conchiglie perlate abbozzi…
di bocca ancora acerba.
Frutto immaturo concedi
a compromesso avvezzo di promiscuo sesso.
Rannicchiata metamorfosi di giovane donna
in lucciola pietosa nella notte buia
che non comprende la facile scelta.
Sotto il languido lampione riflesso di luna
chiarore utopico di tua riflessione.
Tanka*
Impalpabile
quale fior di mimosa
Luce di donna
In sorrisi di sguardi
l’infinito si svela
Maya
*tanka: composizione in metrica di 5-7-5-7-7 sillabe
@Marina Ulisse,
grazie di cuore Marina, bellissimo componimento.
Un caro saluto alla fine poetessa.
R.
@Marina Ulisse,
davvero bello. Cari saluti e auguri
Daniela Quieti
Dedico a tutte noi Donne questo breve acrostico sul sostantivo DONNA
D elicata, meravigliosa creatura
O rchidea variopinta
N infa leggiadra e gentile
N òcciolo della vita e dell’amore
A ncora dell’umanità
@Antonella,
IN POCHE PAROLE E’ NATA UNA DONNA!
GRAZIE DELLA DEDICA
MARINELLA(nonnamery)
Bellissima poesia,auguria tutte le donne e speriamo che le violenze e i mlaltrattamenti finiscano,ma credo che sia impossibile.
Ti ho trovato tra i link di stazionemilano.splinder.com e anche se non ci conosciamo ci tenevo ad urlare questo mio messaggio (che tra l’altro, noto con piacere che condividi!):
Queste parole sono i miei auguri, per me stessa, e per tutte le donne del mondo!
NON VOGLIAMO LE MIMOSE !
VOGLIAMO IL RISPETTO E L’UGUAGLIANZA !
VOGLIAMO LEGGI E PENE ADEGUATE PER CHI ABUSA DI NOI !
http://www.dirittiumani.donne.aidos.it/bibl_1_temi/b_punto_vista_genere/b_dir_umani_donne_resp.html
…E SE PROPRIO VOLETE REGALARCI ANCHE UN FIORE…
http://www.aism.it/gardenia09/
GRAZIE !
Valy
@Valeriangel85,
mi unisco al tuo urlo:
VOGLIAMO IL RISPETTO E L’UGUAGLIANZA!
VOGLIAMO PENE ADEGUATE PER CHI ABUSA DI NOI!
Marinella(nonnamery)
DEDICATO A…
Chi si ricorda di salutarti quando torna a casa,
Chi ti chiede come stai, almeno ogni tanto,
Chi si accorge
che ti sei pettinata o vestita in modo diverso dal solito
Chi ti abbraccia un attimo in silenzio
solo perché ti é passato vicino
Chi reputa la tua opinione
un bene prezioso da confrontare col suo pensiero
Chi ti guarda negli occhi e ti dice ‘sei bella!’
anche quando in realtà sei solo tanto stanca
Chi condivide con te le decisioni importanti
Chi riesce a non farti sentire sola
nemmeno se é lontano
Annalisa Fracasso
@annalisa fracasso, …un desiderio nascosto in ognuna di noi,donne cosi’ fragili e bisognose di conferme…bella poesia annalisa,mi e’ piaciuta molto.
@manuela pana, detto da te, che sei poetessa, é un gran bel complimento..GRAZIE! e COMPLIMENTI anche a TE!
DONNA…MADRE
Inutile cercare d’ inventare
qualcosa che non c’è
più accettabile è sapere
che sono qua, tra queste mura.
La realtà è assai difficile.
Non lasciare mai
che l’apparenza ti inganni.
Ora è colma d’ amore ora ti tradisce.
Ribellati e ricorda
che una vita ti hanno dato.
Rendi grazie
per questo privilegio
gioisci per la luce di fratello sole.
Per il buio della notte…
Gioisci per il pianto di un bimbo
per il canto degli uccelli
per ogni stagione che cambia volto.
Non permettere a nessuno
di sottrarti il riso e il canto.
Grata d’essere donna e madre
a lume di candela
proseguo…
il cammino della perseveranza!
@Marinella,
complimenti,Marinella, per la tua bella e delicata poesia.
Con affetto
Daniela
I miei più vivi apprezzamenti per la tua poesia delicata e forte nel contempo, adatta ad una donna, ad una madre.
“Non permettere a nessuno di sottrarti il riso e il canto”. E’ ferma volontà di affermare la gioia della vita. Bravissima!
Incantevoli versi.
Grazie, Robert. Posto una poesia non mia,è molto bella e la dedico a Nicla e a tutte le donne del portale Manuale di Mari.
**************
Quando tra le antiche colonne
risuonerà il tuo muto sperare
le onde scioglieranno il tempo
per disegnare la parola amore.
Una rosa ti dirà che smarrita non sei
che d’alabastro, giada e ametista
brilleranno le tue stanze del Regno.
Come volta
un fiume d’argento ti dirà che è notte
e di fiducia sognare.
E quando di lassù sarà l’oro a colorarti le gote
l’ombra incantata dal tuo volto
desisterà dal seguirti
mentre petali colmi di grazia ti delizieranno ancora.
E l’inverno che ti porterà la neve
avrà nel grembo le gemme che nascendo
ti daranno tutte le risposte in fiore.
Sarai tu a risplendere
più di quando fosti Regina,
più di quando colomba dissetavi pura.
Più di quando colpivi al cuore.
Allora ti accorgerai
di quel semplice mantello che indossavo,
al riparo del quale,
in attesa di Dio,
ci donammo linfa, pane e poesia.
(Sergio Onnis)
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@Anna Laura Cittadino,
grazie mille. Un saluto e un augurio a te. Un saluto e un augurio a tutti!
Nicla Morletti
TU DONNA
Tu, donna
non sei un sogno
che fai della realtà
un mito
tu sei realtà
che filtri la fiaba
tu sei più bella
della stessa fiaba
poiché sei vera
e dai un incanto
che non è incantesimo
ma pienezza di vita.
Con te la polvere
scivola giù
e la vita brilla
come la suggestiva luna.
Giuseppina Mira
@Giuseppina Mira,
Complimenti per la sintesi.
Come dici tu…la donna è pienezza di vita.
Approfitto per farti i complimenti per il premio “Il Molinello”, se ricordo bene.
Cordiali saluti marinella(nonnamery)
@Giuseppina Mira,
complimenti per le bellissime immagini di questa dolce poesia
Cari saluti
Daniela Quieti
E’ bello essere donne perchè sorridono quando vogliono gridare, cantano quando vogliono piangere, piangono quando sono felici, ridono quando sono nervose, lottano per quello che vogliono, amano senza condizioni, si rompono il cuore quando muore un amico,si accontentano di piccole cose,ognuno di noi è nato da una donna, è il cuore delle donne che fa girare il mondo,non dimenticate MAI quanto siamo incredibili!Auguri a tutte Mariarosa.
@mariarosa lancini cost,
auguri anche a te e complimenti per ciò che hai scritto.
Con affetto
Daniela
è la mimosa più gialla e profumata che leggo dedicata alle donne. Siamo donne sempre dalla nascita alla morte, ma dobbiamo essere importanti davvero se abbiamo un giorno sul calendario che ci festeggia (anche se non è la cosa essenziale) come per la mamma ed il papà…
Le DONNE un dono, un essenza, che completa il cerchio della vita.
Grazie per questi versi, bellissimi, graditissimi, supremi, Grazie!
Auguri per la:
FESTA DELLA DONNA.
Otto marzo festa dell’amore,
amore per un fiore,
splendido e delicato
un petalo è la sua bocca,
bagnata
da una goccia di rugiada,
e brilla nella luce di un amore
grande ed infinito.
Il suo nome?
È un nome femminile.
sergio
@sergio doretti,
grazie sergio di averci paragonato ad un fiore.
con la tua bella poesia.-
con affetto, le tue colleghe Auser.
Care amiche e colleghe,
ci vediamo spesso però la vostra sorpresa è più bella e romantica.
Cosa posso dirvi?
VIVA TUTTE LE MAMME DEL MONDO SENZA CONFINI E SENZA BARRIERE.
SERGIO
GRAZIE DI TUTTO
Grazie di tutto ,
dei tuoi silenzi,
grazie di tutta l’indifferenza,
per ogni lacrima non asciugata,
per ogni parola al vento volata.
Grazie per ogni dolore ignorato,
per la tua musica mai dedicata,
grazie dei sogni mai insieme sognati,
per non avermi mai conosciuta,
per gli anni giovani
ormai passati,
per la solitudine che mi hai regalato.
Grazie di tutto.
***
L’ULTIMO AMORE
E’ l’ultimo raggio di sole,
è l’ultimo sogno d’amore,
è l’ultima volta che il cuore
ti chiede di non restar solo.
Non piangere se guardi il viso,
nello specchio rifletti il sorriso;
indossa il vestito più bello,
rimanda a domani i tuoi affanni,
regalati l’ultimo amore
nel giorno dei tuoi cinquant’anni.
8 marzo 2009-festa delle donne
“Oltre,oltre…”
(a tutte le donne e,con una emozione particolare,a mia madre a ad ALKIN,signora nobile di origini greche).
Oltre,oltre…non sò cosa c’è:
se i polmoni del vento
o i pori dell’acqua,
i muscoli del fuoco
o le sorgenti del mare,
la faccia di un dio
o un volto di donna,
perchè un dio senza donna
resta un dio a metà.
4 settembre 2005
Anònimo Capuàno
@Anonimo Capuano,
un dio senza donna è un dio a metà e un uomo senza donna… Non esiste. Nemmeno si riesce ad immaginare.
@Robert,
CARISSIMO ROBERT,
GRAZIE DI AVER INTUITO ED ESPRESSO QUELLO CHE IO VOLEVO FAR TRAPELARE;COME DIRE:SE NON ESISTESSERO(LE DONNE OVVIAMENTE)BISOGNEREBBE INVENTARLE!MENO MALE CHE CI HA PENSATO UN DIO NON TROPPO INVIDIOSO DEGLI UOMINI E DEVO DIRE,VISTI I RISULTATI,CHE HA LAVORATO BENE DI FANTASIA…CON SIMPATIA MARIO PRONTERA
@Anonimo Capuano,
grazie anonimo Capuano, alias Mario Prontera, dei versi di gratitudine o beatitudine o semplicemente di apprezzamento della necessaria complementarietà dell’altro sesso. “Oltre, oltre”, una ridondanza pregnante,allusiva, un elegante omaggio a noi in questo giorno che, come tutte le festività commerciali, potrebbe pure essere sminuito o falsamente esagerato a seconda degli interessi, ma che preserva un minimo di poeticità e riconoscenza per il solo fatto di essere stato ufficializzato.
Grazie anche per i commenti alle mie proposte poetiche e spero non derivino soltanto da simpatia campanilistica.
Lucia Sallustio
Siamo fiori gialli e se violate fiori neri, falci di luna e pienezza di luna piena nella realizzazione ed il completamento. E per molte di noi, il completamento, fonte di inenarrabili misteri futuri, è cercare una realizzazione di carne e sangue nuovi, è scegliere di dare la Vita!
Grazie a Robert e Nicla per consentirmi ancora una volta di dar voce alla mia anima.
I figli
ah Dio, i nostri figli!
Gocce d’immenso
vita in potenza
ipotesi future
amori così tanto amati!
Li partoriamo,
li culliamo tra le nostre braccia
in lunghissime notti
dove solo il resto del mondo
pare aver diritto
al sonno ed al riposo.
Li beviamo con lo sguardo
in grati momenti illuminati di gioia.
I bimbi,
i nostri figli
altro non chiedono
che protezione, saldezza d’affetto.
Per loro sogniamo
per loro tremiamo,
in loro nome per un migliore presente
e per il futuro lottiamo,
madri d’ogni credo,
d’ogni etnia e colore.
Ah Dio, i nostri figli
i figli
responsabilità infinita
estasi senza paragone…..
@Beatrice Bausi Busi,
é bello condividere le stesse emozioni e, chissà perché, quando dobbiamo festeggiarci pensiamo sempre ad essere generose. E quale migliore e più compiuto atto di amore che pensare a loro, ai nostri figli, frutto di un atto d’amore anche quando si tratta di amore violato?
Quasi a tutte viene istintivo pensare a loro, come naturale prolungamento di noi stesse.
Bella la tua poesia e auguri.
Lucia Sallustio
@Beatrice Bausi Busi,
grazie a te per aver dato voce alla tua anima
Nicla Morletti
@Beatrice Bausi Busi,
complimenti per la tua bella poesia e auguri carissimi
Daniela
@Beatrice Bausi Busi, BBB…tre volte brava amica mia!!!un abbraccio forte anima bella!!
La bellezza delle donne
sta nella loro dolcezza
Non cambiate mai la vostra natura
che è risorsa preziosa in questo nostro mondo
Auguri a Tutte
Claudia Piccini
Questo è un racconto che ho scritto un po’ di tempo fa.
Auguri a tutte le donne.
Per sempre
di Cristina Origone
– Non toccarti i capelli, Ali. – Marta guardò la bimba accigliata e in tono secco aggiunse: – Non mentre siamo a tavola.
Il viso di Alice si allargò in un sorriso, nonostante il rimprovero. – Ma lui non c’è mamma, e io ho finito di mangiare. – Scalciò sotto il tavolo ed emise un gridolino divertito.
La mamma spostò un lembo della tovaglia. Due occhi neri la scrutarono per un attimo e poi il cagnolino riprese a leccare i piedi nudi della bimba.
– Oh, insomma, Ali! Perché l’hai fatto entrare? – Diede un’occhiata alla porta, impaurita.
– È la nostra serata mamma! – s’incupì la bambina. – È freddo fuori. – Scese dalla sedia per poi sparire sotto il tavolo.
Stupida ansia, pensò Marta. Paolo, quando suonava con il gruppo, rientrava sempre a notte inoltrata. Si vuotò dell’acqua, decisa a rilassarsi.
– Paolo è cattivo.
– Come hai detto, Ali? – Smise di bere e guardò sotto il tavolo. Alice era seduta sul pavimento accanto a Dado, che le leccava il viso.
– È cattivo mamma, non vuole che Dado stia in casa, e vuole sempre farmi legare i capelli. – Una cascata di riccioli rossi coprì il muso del cane che sbuffò, e lei lo strinse al petto divertita. Marta la guardava con amore.
– Ha ragione, tesoro. Il cane deve stare fuori, e i tuoi capelli sono lunghi, a tavola si portano legati.
– A papà piacevano i miei capelli. – Appoggiò la guancia sulla testa di Dado, intento a mordicchiarle un bottone dei pantaloni.
– Dai, vieni fuori da lì. Non vorrai passare la nostra serata sotto il tavolo! – Si alzò spostando rumorosamente la sedia, e ripensò ai suoi capelli: Paolo glieli aveva fatti tagliare.
– Mamma, tu ci pensi a papà?
Non le rispose e iniziò a sparecchiare.
– Mamma? – La bimba sbucò dal tavolo.
– Non passa giorno senza che ci pensi. – Le accarezzò il viso spruzzato di lentiggini. – Non un solo giorno.
– Quando mi porti da lui?
– Appena sto meglio. – Si toccò il ventre.
– Allora presto. Voglio portargli dei fiori. Posso mamma?
Marta non fece in tempo a rispondere, che sentì sbattere la porta dell’ingresso. Il cane iniziò a tremare e la bimba sussultò.
– Non ti muovere, Ali.
– Non se n’è fatto nulla. – Paolo entrò in cucina e lanciò le chiavi sul tavolo. – Che cazzo hai da guardare? Hai capito? Non se n’è fatto nulla.
– Cosa è successo?
– Stefano si è sentito male, niente tastiere. – Si passò una mano tra i capelli neri e si avvicinò a lei.
– Dobbiamo pagare l’affitto – sussurrò Marta.
– Ti sei fatta bella. – La prese per i fianchi e l’attirò a sé. – Come mai sei truccata? – Le strinse le guance.
L’alito di Paolo la disgustò. Aveva bevuto. Non fece resistenza e con voce flebile rispose: – Sono andata a prendere Alice a scuola. – Abbassò lo sguardo. – E dovevo coprirmi il livido.
– Sono mesi che non esci. – La baciò. – Con chi ti dovevi vedere, eh? – La spinse contro il lavandino. – Lo sai che sono geloso. – Si sfilò la maglia e rimase a torso nudo.
Lei non disse nulla, rassegnata. Teneva la testa bassa, le braccia strette all’esile corpo in un istintivo gesto di difesa.
– Non ho visto quel sacco di pulci, in giardino. Dov’è Alice? – Passeggiò intorno al tavolo.
Marta intravide Alice che seguiva con lo sguardo gli stivali di Paolo, e la sentì sussurrare al cagnolino: – Non ti muovere, per piacere, se ti prende ti fa male. – Le fece cenno di stare in silenzio.
– Chissà – rise Paolo, – chissà dove si nasconde – e si allontanò dal tavolo per prendere una birra dal frigorifero.
– Tesoro, andiamo di là, il cane sarà nella cuccia. – Marta si avvicinò e cercò di prendergli la bottiglia.
– Ehi, ehi… mollala. – Le afferrò il braccio e la spinse con forza. Cadde sul pavimento e per un attimo incrociò gli occhi spaventati di Alice. Era successo così. E così che aveva perso il bambino.
– Cucu’!- Paolo si abbassò e sorrise in modo cattivo.
Alice indietreggiò, trascinando Dado che mugolava impaurito. – Non fargli male, è colpa mia, lui non voleva entrare. – Ricacciò indietro le lacrime.
Paolo afferrò il cane per la coda, mentre Marta si alzava dal pavimento. Dado emise un guaito e Alice prontamente uscì da sotto il tavolo.
– Mamma, ti prego, digli di non fargli male. È colpa mia. – Cercò di soccorrere il cane. Era alta non più di un metro e venti e i suoi nove anni non facevano di lei una minaccia.
Paolo prese Dado per la collottola e lo scaraventò contro il muro. – Non voglio che questo stronzo di cane stia in casa! – urlò e sbavò.
– Mamma, ti prego. – Alice corse verso il cagnolino, ma Paolo l’afferrò per i capelli.
– Mi hai capito, signorina? È un cane da guardia, non voglio che mi diventi uno stupido cane e basta.
– Paolo, lasciala andare, per favore. Non lo farà più. – Marta aveva gli occhi pieni di lacrime e le tremavano le labbra. – Diglielo Ali, non lo farai più entrare. – Era consapevole della propria voce stridula, innaturale.
Lui la lasciò.
– Sì, lo prometto, non lo faccio più entrare. – Alice teneva lo sguardo incollato su Dado che tremava nell’angolo. Non si mosse, mentre Paolo apriva la porta e con un calcio lo scaraventava in giardino.
– Stupido cane! – Bevve un sorso di birra.
Alice corse in camera e guardò dalla finestra. – Dado? – Picchiettò la manina sul vetro. – Oh, Dado, mi dispiace. – Singhiozzando si lasciò scivolare sul pavimento e chiuse gli occhi. Sentì una porta sbattere e si tappò le orecchie. Sapeva che cosa avrebbe fatto Paolo alla madre.
Se papà non fosse morto, pensò. Smise di piangere e alzò la testa. Quando riaprì gli occhi, Dado le strappò un sorriso: aveva il musetto appiccicato al vetro ed emetteva dei guaiti soffocati. Alice appoggiò la guancia contro la finestra e lui prese a leccarla.
– Ssst, Dado, non farti sentire. – Lui iniziò a scodinzolare, con la coda bassa. – Se non puoi entrare tu, esco io. Aspetta. – Si allontanò dalla finestra.
Dado piegò la testa da un lato, preoccupato, e la seguì con lo sguardo. Alice prese la foto del padre da un cassetto e si buttò una coperta sulle spalle.
Marta entrò nella cameretta della bimba. Aveva il labbro superiore spaccato e l’occhio destro gonfio. Erano le due del mattino quando Paolo, ubriaco, si era addormentato.
Questa è l’ultima volta, pensò, mentre cercava Alice nella stanza. Vide la porta-finestra aperta e, preoccupata, uscì di corsa in giardino. La trovò rannicchiata sul dondolo che dormiva con Dado.
Fece per allungare la mano e accarezzarle la testa, ma si bloccò di colpo. Guardò le dita lunghe e affusolate. Erano bianche e sciupate. Prese dalla tasca dei jeans la fede e la rigirò tra le mani.
Ripensò a quando era morto Sandro. Si era buttato, senza pensare, nelle acque torbide del torrente dietro al campeggio estivo. Di certo non aveva avuto paura di nuotare, e di tuffarsi dal ponte nell’acqua spessa e sinuosa come un nido di serpi. Sandro era coraggioso, non come lei.
Sospirò e infilò la vera. Si svegliava spesso di notte con la sensazione di dover sputare l’acqua che aveva inghiottito suo marito.
Raddrizzò le spalle e guardò Alice. Pensò a Paolo. – Questa è l’ultima volta – sussurrò.
– Ali, tesoro. – Le accarezzò i capelli. – Svegliati, amore.
– Mamma, che ore sono? – Dado sbucò dalla coperta e lecco la mano di Marta.
– Dobbiamo andare.
– Dove, mamma? È buio. – Si stropicciò gli occhi e si buttò fra le sue braccia.
– Niente domande, tesoro.
– Ma io ho sonno – brontolò Alice mentre Dado scendeva dal dondolo.
– Andiamo da papà. Staremo per sempre con lui.
– Davvero? – Il viso della bimba si illuminò. – Posso portare Dado?
@CRISTINA ORIGONE,
un racconto che mi ha fatto rabbrividire, che mi ha portato nei meandri della mia adolescenza. La scelta difficile di una donna
schiacciata dalla violenza, che alla fine sconfigge con la fuga verso una nuova alba. Argomento attuale per le donne che vengono considerate stracci usa e getta. Con la speranza che le istituzioni tutelino tutte le donne, con nuove riforme, auguro a Cristina tanti riscatti, quanti sono i loro sogni.
Cordiali saluti
marinella(nonnamery)
Dal Racconto: LO SMOG DELL’ANIMA di Luciana Vasile
…
A sud del mondo la donna europea, nella sua piccola individuale rivoluzione, ma la più grande, che ciascuno possa fare, l’unica che gli sia, giustamente, permessa, faticosamente e non senza sofferenza e difficoltà, cercava di cambiare se stessa.
L’obiettivo, scegliere e non subire. Essere libera.
Con tutti i suoi limiti e difetti, porgeva il suo mattone, alla pari e senza discriminazioni, per unirlo ad altri con la mano tesa come la sua, alla pari e senza discriminazioni, per la costruzione di un mondo più giusto e migliore. Non poteva aspettarsi che su quel cammino ci fossero tutti ma, alcuni, sì.
Andava alla ricerca delle differenze, del contrario, per trovare l’unità.
Aveva imparato dall’architettura che il pieno non esiste se non c’è il vuoto, solo dalla loro armonia nasce il bello. Il tutto si misura con il nulla.
Niente esiste se non c’è il suo contrario.
La natura forse lo insegna. L’esempio più semplice?
Uomo e donna, convessità e concavità che si penetrano, e non che si scontrano, per partecipare all’UNO nel godimento dei corpi. La stessa cosa può avvenire per lo spirito e per le azioni in gesti comuni?
Il suo progetto di vita, ognuno ne ha uno purché riesca a riconoscerlo, era l’Incontro con l’altro, il nuovo. Il nuovo IO dentro di noi e il nuovo fuori, il fratello.
Per andarlo a cercare, più volte l’anno, ingoiava, in andata e ritorno, l’acqua salata e pesante dell’oceano, ma la bracciata era lieve. Il mare nel quale si immergeva, canale fra due mondi diversi sempre la accoglieva, la sospingeva con la corrente dell’amore.
Come facente parte del mondo a nord, dono immeritato, non richiesto e non conquistato, era più forte perché più fortunata. Come tale più responsabile.
Laica e non praticante, chiedendosi se c’era e dove stava la sua fede, ma considerando il Vangelo il più grande libro d’amore fosse mai stato scritto, nel piccolo paese del Centro America la domenica andava a Messa. La chiesa era affollata, si emozionava a tutta quell’energia che sprigionavano gli ultimi e le loro miserie. Chiamavano a raccolta chi aveva occhi per vedere e orecchie per sentire. Se Dio esisteva, si diceva ogni volta, deve essere lì, in quel basso. Le era accanto l’anziano campesino dagli arrossati occhi bruni e dal volto segnato dal sole e dal vento tropicale, nel Padre Nostro le prendeva stretta la mano nella sua. Una catena di mani dove sentiva scorrere qualcosa, di indecifrabile. Guardava le loro mani intrecciate, mentre gli altri pregavano. Concentrata su quel nero ruvido che conteneva il bianco liscio della sua.
Così diverse, avevano bisogno l’una dell’altra per sentire scorrere, vera e più giusta, la vita?
Come facente parte del mondo al femminile, era più forte perché più fortunata.
Aveva la possibilità di portare nel suo ventre la vita e darla alla luce. Questo dono immeritato, non richiesto e non conquistato, la rendeva più responsabile.
L’uomo, chiunque esso fosse nelle varie tappe dell’esistenza, se lo voleva, le prendeva stretta la mano nella sua, un tratto di strada insieme per l’obiettivo comune. Guardava allora le loro mani intrecciate, quella più grande e forte conteneva la sua più sottile e determinata, forse più consapevole.
Così diverse, avevano bisogno l’una dell’altra per costruire altro nel mondo, dimenticando egoismo e paura?
…
@Luciana Vasile,
complimenti vivissimi per questa sua pregevole prosa.
@Robert, grazie di cuore. I suoi complimenti mi gratificano. Luciana Vasile
…grazie ad una Donna per avermi dato la vita,
grazie al suo amore ho camminato e cammino ancora
tra questi viali di un giardino infinito…
ma ancora grazie ad una donna, a voi donne che nel
quotidiano ci date il cibo dell’amore in piccole
dosi senza ma farcelo mancare, grazie per avermi dato
la vita …grazie ad una donna a voi donne..buona festa
Grazie, Robert, per la bellissima poesia e per l’iniziativa. Auguri a tutti!
***
La tua essenza
I tuoi occhi
preziosi
come gemme
il tuo sorriso
la mia allegria
le tue parole
una promessa
che mi porta via
nella tua essenza
in un tempo
fuori dal tempo.
Daniela Quieti
@Daniela quieti,
Delicata come la donna dovrebbe essere sempre nel ricevere ma soprattutto nel dare. Evviva le donne!
Con affetto marinella (nonnamery)
@Marinella,
Carissima Marinella,
grazie. Evviva l’amore! Con affetto
Daniela
@Daniela quieti,
dolci, bellissimi versi della poetessa Daniela.
Inchino e tanti auguri.
R.
@Robert,
Grazie infinite, gentile Robert, per il graditissimo complimento e per gli auguri che condivido con tutti nel segno dell’amore.
Daniela Quieti
Complimenti per la bellissima poesia che vuole cogliere l’essenza della vita che consiste nell’essenzialità del suo essere, ripudiando l’apparire.
Giuseppina Mira
Auguri a tutte le donne, che non sono soltanto angeli meravigliosi che allietano la nostra esistenza ma anche speranza per un mondo migliore. Ma ricordiamoci che prima di tutto, prima della mimosa e dei ringraziamenti a chi ci é madre, moglie, figlia, occorre una cosa basilare, senza la quale anche la ricorrenza dell’8 marzo é vuota, il rispetto. Senza rispetto non c’é amore, e senza amore non c’é vita.
***
NON TI RESTA
Non ti resta che il pianto disperato
a farti compagnia,
adesso che sei sola
e nessuno ti crede.
Vogliono vedere le tue ferite,
la bellezza che possiedi
non è più un vanto, ma un’accusa,
devi dimostrare
che non eri consenziente.
Ma le ferite
non le puoi mostrare,
sono dentro di te, nascoste,
e non rimargineranno mai.
Sempre ti vedrai davanti quel volto
che ti ha rubato l’anima,
che ti ha strappato le vesti
chiare d’innocenza,
che ha spremuto il tuo corpo
per berne il succo e poi
l’ha gettato via.
Cosa ti rimane adesso
oltre alle tue lacrime?
Oltre al tuo corpo
oltraggiato, alla tua bellezza
che inutile permane?
Quale colpa, figlia, se non quella
di essere nata donna?
@lenio vallati,
Come sempre, caro Lenio, dimostri una sensibilità unica.
La donna è meraviglia, è gioia, è figlia, madre, amica. Ma soprattutto è un’essere umano e in quanto tale va “RISPETTATO.”
Grazie, con affetto marinella(nonnamery)
@lenio vallati,
c’è sempre nobiltà in te nel pensare a noi donne. Bello e rispettoso il tuo pensiero a quelle donne che hanno subito oltraggio oltre alla imperdonabile violenza.
Un abbraccio
Lucia Sallustio
@lenio vallati,
tema tragico e mai così attuale come in questi giorni. Purtroppo. Lenio lo tocca con il suo consueto tatto di poeta e di uomo di grande fine sensibilità.
Grazie Lenio.
@lenio vallati,
tanto sensibile quanto poeta, caro Lenio. Complimenti e grazie
Daniela
@lenio vallati, carissimo, come sempre ci emozioni con la tua sensibilita’,complimenti
@manuela pana,
Cara Manuela, ti ringrazio tanto per il tuo commento a questa mia poesia che mi é venuta di getto. No, non possiamo sopportare al giorno d’oggi queste continue violenze alla donna che sono frutto di un odio insensato, ci vorrebbe anche da parte di tutti noi uomini una presa di posizione decisa sul problema, perché col rispetto non si può scherzare. Grazie ancora e a risentirci, Lenio.
Quella cosa che chiami destino
stretta sui fianchi di una donna
messa di traverso sul suo seno
è solo la catena che ti vincola
per nascita, per scelta, per condizione.
E allora capisco
la tua voglia di andare lontano
di sciogliere le tue labbra
a un bacio di un angelo
volando sulle terre desolate
E non sarà
non sarà un velo sui tuoi occhi
o un burka di un pirata ottomano
ma il mio mitra
di poeta guerrigliero
a liberarti dalla tua condizione
di schiava
@giuseppe diodati,
metafora della vita! Amore verso madre?
Cordiali saluti,
marinella(nonnamery)
Adelina e il suo fiume
e le barche di carta
Adelina e il suo cane
la terra sotto le unghie
***
La casa isolata
il pianto di sua madre
e quell’uomo violento
che la toccava
quell’uomo violento
che la sgridava
***
Pigne cadute
alberi malati
lei raccontava le favole al cane
lei racontava gli incubi alla luna
***
C’era tanto dolore
e solchi di fango
in quella vita sui pali di legno
in quella vita senza ritegno
***
Le barche portavano i suoi sogni lontano
tra anse girate
e compiti sbagliati
perchè Adelina
Adelina piangeva
***
Essere donna
essere vera
su quelle gambe il sudore di un uomo
in quelle notti
di dolore e di schifo
e nemmeno un saluto
di un Dio sconosciuto
***
E quella notte
lui uccise il suo cane
schiacciandogli la testa
per un rifiuto
schiacciandogli la testa
per un rifiuto
***
Adelina che scappa
sotto quel temporale
con la veste sporca del sangue di un cane
e con gli umori di un uomo violento
mentre sua madre
sua madre che dorme
nel sonno depresso di lumi e di foglie
nel sonno dpresso di silenzi e ricordi
***
E il fiume che abbraccia
il suo piccolo corpo
prima ancora che diventi una donna
come le barche
tra quelle anse
come le barche
le barche di carta
***
Una disgrazia diranno i giornali
perchè la gente
si volta sempre per non guardare
perchè la gente si volta sempre
per non guardare.
***
Adelina nel fiume
una notte d’ottobre
come le barche
le barche di carta
nel suo paradiso
con un Dio sconosciuto
a giocare serena
con il suo cane
dove nessuno
la possa toccare
dove nessuno la possa violare
@giuseppe diodati,
questo potrebbe diventare, se non lo è già, il testo di una canzone…
Grazie Giuseppe.
@Robert, quando un matto o una matta vorranno cantare qualcosa di quello che scrivo, allora forse diventerà una canzone, comunque spesso scrivo pensando come fossero canzoni ci hai preso
Auguri Direttore per la sua attività artistico-letteraria, per il sito e per tutte le sue iniziative presenti e future.
***
Donna
Nei giorni di primavera,
effluvi di donna.
tra i rami degli alberi
che reclinano il freddo
e abbracciano i nuovi raggi di sole
e tra i raggi,
effluvi di donna,
superba bellezza,
incanto della notte,
bellezza del giorno,
iride del tempo…
Donna,
spumeggiante,
echeggiante,
effervescente,
raggio di vita…
inconfondibilmente donna,
nella parabola delle stagioni sue
e dall’alba al tramonto,
perle d’amore che trasudano
dagli attimi che regala
con il silenzio di uno sguardo,
la dolcezza di una carezza,
il tepore di un abbraccio….
Donna…
inconfondibilmente,
unicamente donna!
Maria Rita Cuccurullo
Alle donne che oggi affermano di essere donne come ogni giorno, ogni settimana, ogni mese dell’anno!
Auguri
@Maria Rita Cuccurullo,
grazie Maria Rita per il suo contributo e per gli ampi auguri.
Un saluto e tanti auguri anche per lei.
Avevo appena annotato questo mio pensiero poetico, un po’ per contare il tempo, per segnare il passo, quando aprendo la posta elettronica ho trovato la mail di Robert. Come resistere ad un suo invito, come non rimettersi in moto di fronte ad una sua provocazione poetica?
Bellissima, Robert, la tua poesia che rompe come sempre il ghiaccio del silenzio. Mi stavo appunto chiedendo come mai il Manuale di Mari non ci invitasse alla festa.
Grazie come sempre, Robert.
NON SO, SONO
Non so se sono felice
tra mille contraddizioni
ruoli di sempre e funzioni
nuove.
Non è tempo di bilanci,
ancora
di somme drasticamente tirate
amareggiata
ripensamenti azzardati
inutili
a porte ignorate, cammini perduti.
Non so
nemmeno
se mai lo farò.
Confusa
tra manuali arroganti, critiche
esasperanti
decaloghi intriganti e poster di
donne ammiccanti
scelgo tra emozioni cerebrali.
Si ricompongono schegge di me
tra mille ragioni e avide attese
generosa
a soddisfarle e soddisfarmi
e procedendo a tentoni
m’accorgo che il vuoto è pieno e ch’Io
Sono.
8/03/2009
Per la Festa della Donna
Ore 10.49
@LUCIANA,
a noi di Manuale di Mari non piacciono le feste a lungo preparate. Prediligiamo la jam session… ;))
Grazie di cuore per la tua attenzione e partecipazione.
@LUCIANA,
sicuramente ci confondiamo tra mille emozioni…nel Manuale…di Mari. Complimenti per la tua bella poesia. Ti abbraccio
Daniela
Grazie!!! E’ semplicemente… MERAVIGLIOSA!!!
Io scrivo una poesia di una mia amica poetessa, che lascerò nell’anonimato… Diciamo che esprime il mio stato d’animo di qualche… ATTIMO!
NON PIANGERE
Non mi vedrai piangere,
ma sorridere.
Non mi vedrai triste,
ma vivace.
Non scoprirai mai
la forza interiore
che mi aiuta
a portare questa maschera.
In questo mondo così freddo,
il mio Amore
sarebbe solo frainteso.
Quando la notte
mi avrà accarezzata
con le sue ali di velluto,
portandomi compagnia,
toglierò questa maschera.
Solo allora, lacrime
bagneranno il mio volto.
Saranno per te
e a coloro che soffrono
vorrei poter donare…
un attimo d’Amore
un attimo di felicità.
Il primo amore
Guardai i suoi occhi.
Neri.
Bellissimi.
Intriganti,
già da bambina.
Ribelli,
che ti si piantavano addosso
senza il minimo timore
o pudore…
L’amore da adulto
…quando vidi Deddy
rimasi folgorato.
Era tutta gambe.
Lunghe.
Sexy.
Non troppo alta,
proprio come piacciono a me le donne,
snella,
con un viso fantastico,
capelli neri lunghi con un taglio a scalare,
molto alla moda.
Gli occhi con un leggero ma sapiente trucco che ne mettevano in risalto la bellezza……………..
…“Piacere, Didy”
“Ciao, Deddy”
Ci guardammo
increduli…
Le donne, incanto senza fine nello sbocciare delle mimose a primavera…
Nicla Morletti
@nicla morletti,
Un saluto con inchino a Nicla Morletti :))
@Robert,
un saluto anche a te e grazie per aver allestito questa mirabile “Festa della donna” in questo meraviglioso Blog. Questa Festa di amicizia, solidarietà e poesia. Per tutti noi che amiamo scrivere e che coltiviamo sogni e speranze nel cuore. Per tutti gli uomini e le donne che amano ancora.
Nicla Morletti
@nicla morletti,
Grazie a te Nicla!
La Festa della Donna nel Blog Manuale di Mari proprio non può mancare.
:))
@nicla morletti,
Le donne. perle preziose di collane d’amore.
Cordiali saluti
marinella (nonnamery)
@Marinella,
un saluto caloroso anche a te, a tutte le donne e a tutti gli uomini che amano e si prendono cura di queste “perle preziose di collane d’amore”!
Nicla Morletti
bellissima la tua Robert!
(grazie…)
io tempo fa avevo scritto questa per un concorso
si intitola “Donne”
donne over quaranta
con viso da bimba
allegria al prozac
in scatoline da quarantacinque chili
zeppe di squarci
che l’analisi non ha sanato
donne piccole
schiena ricurva a vent’anni
schiave di padri
schiave di mariti
schiacciate dalla vita
obbligate a faccende domestiche
ed uscite di gabbia la festa della donna
donne sempre innamorate
dalla pelle morbida
labbra profumate pronte a ricevere baci
labbra carnose per dare baci
donne magre alla ck
glutei perfetti ancheggianti di noia
invidiati sorrisi di plastica
su album di fotografie
dalle pagine ingiallite di infelicità
ciao, Ilaria
lascio solo una poesia
per ora
ma ti metto nei preferiti 😉
Essere donna e’ dolore
Soffri scoprendoti adulta.
Soffri di essere amante.
Soffri quando sei madre.
Ma insostenibile e’ in terra
il dolore di essere donna
senza aver conosciuto questi dolori
fino in fondo…
(Blaga Dimitrova)
@bis(bet)ica,
Grazie di cuore! Conosci la nostra Stagione letteraria?
Guarda qui e se vuoi registrati:
http://www.manualedimari.it/content/view/74/101/
FIORI GIALLI PER TE…
Donne sorridenti si riuniscono vanno libere per un giorno, per un‘ora nel buio della notte che dura un anno, una vita.
Assaporano la voglia di esistere, di essere, di vivere.
Lei le osserva stupita , ma le compiange… allo scadere della mezzanotte tutte le cenerentole perderanno il loro magico sorriso e torneranno a raccogliere cenere nei loro camini con il capo chino, covando rancore o rassegnazione e sognando un altro giorno di fiori gialli sul petto.
A lei non resta neppure quel sogno, sotto la lastra di marmo non sentirà più il profumo delle mimose, lui le ha tolto anche quello.
p.s. Questo racconto è per tutte quelle donne che hanno incontrato, nel loro cammino, un uomo che si è eletto padrone della loro vita .
A loro vittime del male una margherita di campo , una preghiera e una lacrima
e a quelle donne che hanno generato i carnefici ?
Solo il dolore che le accompagnerà per il resto dei loro giorni.
Ancora donne violate nel loro essere donne!
@Tonina Perrone alias Ambradorata,
è vero, in questo senso, le donne sono un po’ cenerentole in questo giorno di festa. Ma è sempre così, dopo la festa si torna alla realtà che spesso, per molte donne, è fatta di continue infinite violazioni.
Grazie di cuore per il tuo contributo.
ORCHIDEA DEL FEMMININO
E regalerò al tempo
Il mio respiro di viole
L’orchidea ai confini dell’amore;
Il tuo profumo
Essenza indelebile
Sulla mia pelle
Dipinta dal tempo.
Al mio destino racconterò
Di questo arco antico
Di note di musica celestiale
Cercando di carpire
Il mistero della Vita.
Dal Racconto “Breve incanto” di Dorella Dignola
…
La finestra, come tutte le finestre della casa, aveva ancora i vetri colorati fissati dalle orlature di piombo; tutte le pareti erano intonacate a stucco lucido color rosa antico. Grazia Si immerse nell’acqua profumata e si sentì piena di gioia per essere tornata a casa, di sentirsi bene e di sapere che, ad una sua chiamata, una delle care persone della sua vita le avrebbe dato subito risposta.
Non così le era accaduto nell’ospedale dove era stata ricoverata per mesi. I bisogni essenziali dei pazienti erano pianificati e qualunque altro desiderio o necessità venivano severamente ignorati. Aveva sofferto la sete, la solitudine, la difficoltà a cambiare posizione nel letto, il sonno che era divenuto ogni notte il luogo degli incubi ed al risveglio non avevA nessuno che la tranquillizzasse. Quante volte avrebbe voluto trovarsi tra le braccia di sua madre, appoggiata al suo seno per sentire sul capo la carezza di lei tenera, rassicurante.
Era uscita dalla stanza del bagno vestita d’azzurro, con i capelli inanellati ancora umidi, che le ricadevano sulle spalle in una cascata color oro rosato e con gli occhi dall’indefinibile colore dell’acqua, lievemente accesi.
Notò che la madre le aveva preparato per il pranzo le buone cose alle quali era abituata da sempre. La signora Luisa era ottima cuoca ed esprimeva molto del suo amore con i manicaretti che sapeva preparare.
Diede un’occhiata al di là della vetrata della finestra antica, incorniciata dal disegno bianco,classico delle case patrizie affacciate sulla laguna. Si vedeva a perdita d’occhio l’esclusivo panorama dell’intera laguna. Quella vista le procurava una dolcezza infinita fin da quando era bambina. La città le si mostrava nei colori tenui del crepuscolo. Per lei Venezia non era mai ovvia, non vi si era mai abituata nonostante la consuetudine, quella che talvolta è capace di distrarre anche dalle cose più belle. Ogni volta le si rinnovava lo stupore per la bellezza della sua città. L’orizzonte dorato illuminava le vetrate delle case e sul mare, in contro luce, un diffuso luccichio rendeva il panorama pieno di suggestioni. A quell’ora le ombre scure degli edifici si riflettevano nelle acque, zigzagate dal movimento delle onde, con il sole che indugiava appoggiato all’orizzonte, privo di raggi, grande e rosso, prima di uscire dal cielo viola della sera.
L’incanto teneva il suo giovane ospite fermo e silenzioso, inchiodato da tutta quella bellezza che gli pareva una magia, una irrealtà, dalla quale non riusciva a staccare lo sguardo.
Grazia si sentì animata dal desiderio d’uscire; la novità dell’ospite le aveva infuso un insolito entusiasmo. Un po’ timida ma senza esitare, gli fece un breve cenno per fargli capire che desiderava andare insieme con lui per prolungare quel magico momento.
Andarono per calli, attraversarono ponti, camminarono e si raccontarono molte cose della vita passata e dei progetti per il futuro; ma in entrambi vi era uno strano bisogno di dirsi il più possibile l’uno dell’altro, un bisogno urgente di conoscersi.
Si fermarono a guardare la città tra i lampioni accesi che mostrava l’infinita fila delle sue merlature sotto la cupola stellata che a Venezia non è mai nera, neppure quando il firmamento è ricoperto dalle nubi, perché il chiarore madreperlato della città si riflette nel cielo e a sua volta il cielo si specchia nella laguna, in un mirabile scambio di chiarità.
Grazia si sentiva pervasa da un impeto vitale che le mancava da tanto tempo. Una ebbrezza di rinascita alla vita, di salute ritrovata che le accendeva nel cuore lo stupore per il suo mondo ritrovato, uguale ma infinitamente più prezioso.
Casualmente le loro mani si toccarono e fu come una scintilla che li attrasse irresistibilmente senza un consapevole perché. Non fecero resistenza all’impulso di non interrompere l’emozione del contatto fisico, si abbracciarono con passione, senza averlo previsto. La suggestione aveva cancellato l’estraneità, la non conoscenza e li aveva irresistibilmente attratti in una irrazionale felicità. Jacopo spostò lo sguardo e lo pose su di lei guardandola tutta; rapidamente abbassò le palpebre quasi a scusarsi d’avere osato dopo le poche ore dal loro incontro.
Continuarono ad accarezzarsi ed a baciarsi tra le ombre dei passanti, tacitamente convinti di una appartenenza reciproca ovvia, indubitabile.
Grazia si sentì leggera, sgombra. Dentro di sé non v’era traccia dell’angoscia che l’aveva atterrita per mesi. Nessun pensiero affiorava a turbare la gioia dell’incontro con Jacopo. Non pensava al pericolo che tutto potesse essere breve, interrotto, distrutto. Sul volto la luce del suo luminoso sorriso appariva impresso d’eternità.
…
difficile commentare una poesia dall’incedere perfetto, leggo ammirata e ne gusto l’incanto.
Vero. Purtroppo a volte la notte è davvero troppo lunga però…
Un uomo può anche vivere senza una donna, occuparsi d’altro, dello sport, dei suoi pettorali, ma rimane monco, a meno che sia tutto dedito all’amore per l’umanità. E così una donna senza un rapporto profondo con un uomo, a meno che dedichi tutta se stessa a soccorrere, aiutare, insomma quasi una madre Teresa. Siamo complementari, non appendici. Diciamolo, per lungo tempo, per secoli, siamo state considerate tali, prive di capacità, d’intelletto, di significato, se non quello di procreare. Grazie Robert della tua lirica, è viva e profonda. Già si sa, dice magi, ma non è vero, ancora molti non sanno, non comprendono. Un abbraccio, Cecilia.
ma si sa!!! è come scoprire l’acqua calda…
A volte è così meraviglioso essere una donna…
Sai Robert molto spesso quando vieni ripetutamente ferita e delusa perdi così tante forze che a volte non ti ricordi nemmeno di vivere. Perdi la fiducia in ogni cosa sopratutto nell’amore. Le tue parole però Robert sono quella luce che si accende nel buio e che ti fanno ricordare che esistono persone come te,che riescono a leggere l’animo di una donna con così tanta delicatezza da sentire quasi una carezza in fondo al cuore. Allora qualcuno che sappia cosa significhino i sentimenti e cosa sia una donna esiste. Ed è per questo che ti ringrazio infinitamente. Un bacio Lucia
cresci per le tue scelte che decidono l’arcana opera della vita è di donna il tuo sentire addosso l’amore svelato.. bella molto carica di sensazioni ed emozioni .. ciao mao
ab exterioribus ad intima, ex intimis ad deum (viva la donna)
caro saluto 😉 Pino
sei sempre bravissimo, emozionante..sono stata poco bene..ho aperto oggi anche un nuovo blog su splinder…oggi, tra l’altro ho la febbre alta..ma passerà
francesca
Splendida immagine dell’essere donna!
Donne nell’Eden dei sogni, donne nella falce della luna, donne amate, tradite, sole od anche felici. Comunque donne. Bellissima questa immagine che dà forza all’essere femmina.
Un inno dolcissimo, una "ballata" per il mondo femminile che riesci a cantare così bene. Entrare nell’anima delle donne non è cosa da poco.
@nicla morletti,
quale miglior cornice può contenere il tuo universo di donna? Quale miglior parola detta, dipinta o cantata dolcemente può descrivere la tua sensibilità? Un grande inchino a Chi ti ha creato donna!!!
Grazie mille per questo portale meraviglioso che incanalando il bello delle anime lo fa scorrere verso tutti, dissetando il nostro desiderio d’infinito.
Infinitamente bella
cercala tra fiori gialli
amo il tuo modo di esprimerti..solo chi sa leggere l’anima e chi vede la luce del cuore sa dove trovare quell’amore che dona poesia ai versi
un sorriso e un caldissimo abbraccio
Giusy