«Chi conosce Gianni apprezza la sua sensibilità e spontaneità. Questo ragazzone ha mille risorse, tanto da essere capace di spazzare via pregiudizi e luoghi comuni».
Così Luigi Falco parla dell’amico disabile costretto a muoversi su una sedia a rotelle. Gianni, con il proprio entusiasmo, rappresenta una sfida e nello stesso tempo una provocazione per gli altri. La sua vita è un’esortazione a superare le barriere mentali, perché – bisogna riconoscerlo –, quando si pensa alla disabilità, la mente spesso naviga nel mare dei tabù e dei timori.
Gianni è consapevole di essere dipendente dagli altri e questa dipendenza diventa occasione per instaurare relazioni uniche e originali.
Attraverso dialoghi e aneddoti, Gianni e Luigi raccontano la loro amicizia, parlando senza remore delle difficoltà alle quali inevitabilmente va incontro un disabile nella vita quotidiana, ma anche dell’affetto da cui è circondato da parte di molti, delle problematiche legate all’inclusione sociale, ma anche del conforto della fede. Come pure della passione per il volo, per le immersioni subacquee e per la Rossa di Maranello, in bilico tra disagio e temerarietà, senso del limite e desiderio di superarlo. «Una vita vissuta», sintetizza Luigi, «con grande coraggio e umiltà».
Anteprima del libro
I.
UN INCONTRO SPECIALE
Ho conosciuto Gianni diversi anni or sono, forse dodici o tredici, ma non credo abbia molta importanza la data esatta. In una domenica autunnale come tante altre ero nella chiesa di Santa Cecilia alla Pace, una piccola parrocchia del comune aretino di Foiano della Chiana, in attesa che iniziasse la celebrazione eucaristica.Non mancava molto all’arrivo del nostro parroco don Delio, quando intravedo in lontananza la cara amica Giovanna, la catechista amata da tutti i giovanissimi della nostra comunità parrocchiale. Alta, bionda, con il solito sorriso stampato sulle labbra accompagnava un ragazzo su una sedia a rotelle.
« Ciao, Luigi ».
« Ciao, Giovanna ».
« Ti presento il mio amico Gianni ».
« Salve, Gianni. Io sono Luigi ».
« Piacere, Gianni ».
Quello che mi colpì, in questo incontro fugace ma intenso, fu la forte stretta di mano e il suo sguardo sicuro nonostante il mio evidente imbarazzo. Probabilmente l’impatto fisico della carrozzina mi aveva intimorito, determinando una sensazione di smarrimento e di impaccio. Mi sentivo a disagio e, con tutta la buona volontà, non riuscivo a trovare argomenti per instaurare un dialogo. Avevo di fronte un disabile adulto ed ero assalito da mille dubbi sul migliore atteggiamento da assumere. La mia mente era avvolta da una fitta nebbia che di lì a poco si sarebbe diradata grazie all’intuito del mio particolare interlocutore. Gianni, infatti, con il suo sesto senso, percependo la situazione riuscì a rompere il ghiaccio e senza indugio alcuno cominciò a farmi delle domande. Ricordo poco della discussione, ma non potrò mai dimenticare la calma e la serenità con la quale si poneva nei miei riguardi. Durante la messa il mio pensiero tornò più volte su questo particolare incontro. In diverse occasioni ho avuto l’opportunità di rivedere Gianni, ma, come spesso accade, il dialogo era limitato e circoscritto a uno scambio « formale » di opinioni. Abbiamo condiviso alcune piccole esperienze di fede, salvaguardando un buon rapporto, rimasto per anni di tipo epidermico. I nostri brevi incontri, soprattutto nell’ambito parrocchiale, erano caratterizzati da scambi fuggevoli di pareri e battute umoristiche, condite dalla naturalezza che distingue due conoscenti. Lo devo ammettere: non ci frequentavamo, non per motivi particolari, né per pregiudizi, ma per gli impegni,
soprattutto miei, lavorativi e familiari, che occupavano importanti spazi temporali e vitali della quotidianità. Tutto cambiò un giorno quando Gianni, assalito da una forte crisi d’identità, mi travolse con una richiesta che mai avrei immaginato di poter accogliere.
« Luigi, ti devo parlare. Ho bisogno di te », mi disse Gianni nel piazzale antistante alla nostra chiesa.
« Gianni, cosa ti è successo? » gli risposi preoccupato.
« Sto attraversando un brutto periodo e sento il desiderio di condividere con te quello che provo ».
Potete immaginare la mia apprensione. Finché il legame affettivo si consuma alle giuste distanze e non determina il coinvolgimento emotivo è facile affrontare tanti argomenti. Ma di fronte a una richiesta diretta, come quella di Gianni, il pensiero corre senza meta alla ricerca di spiegazioni razionali. “Perché ha scelto me? Quali sono le motivazioni che lo hanno spinto a superare la sua timidezza endemica?”. Mille interrogativi in attesa del colloquio che di lì a poco si sarebbe consumato.
« Sono in crisi con me stesso e con la mia famiglia.
Non riesco a vedere, nonostante la fede, una luce nel tunnel buio della mia vita ».
Questo appello di Gianni mi arrivò diritto al cuore, ma continuavo a non capire.
« Luigi, sei un insegnante di sostegno e credo tu abbia una preparazione adeguata sui problemi dell’handicap. Chi più di te è in grado di aiutarmi? »
« Gianni, non vorrei deluderti, ma non sono convinto di poter sollevare il tuo peso esistenziale. Sì, sono un docente di supporto ai diversamente abili, fiero di ricoprire questo ruolo, ma la mia preparazione è un continuo divenire. Ogni giorno tra i banchi di scuola vedo scorrere i fotogrammi di storie personali anonime e coraggiose ».
« Proprio per questo sei la persona adatta. Da come mi parli delle tue esperienze avverto una sensibilità fuori del comune. Ho tanti amici e conoscenti, non mi sarei rivolto a te se non avessi avvertito un senso di accoglienza reale ».
« Ti ringrazio per questi complimenti, ma così su due piedi faccio fatica a comprendere il tuo smarrimento. Mi sembri una persona solare, per niente volta all’arrendevolezza. Sei pienamente orgoglioso delle tue sfide e parli volentieri delle tue incredibili avventure. Ti sei lanciato in tandem con il paracadute, ami correre in pista, ti piace il nuoto… Hai molto da insegnarci ».
« L’apparenza può trarre in inganno. Un cristallo, per quanto prezioso, può frantumarsi in mille pezzi se lasciato in bilico ».
Mentre il dialogo si consumava, riflettevo sullo scontro titanico tra la fragilità dell’essere e la forza di volontà. Cercavo invano di trovare parole giuste per tentare un’inversione di tendenza. Non potevo credere che un uomo già mortificato dalla natura, spogliato della sua piena autonomia, potesse inabissarsi così velocemente nel baratro della coscienza. Sentivo il dovere di fare
qualcosa. Ma cosa? Salutai Gianni tramortito dalla sua istanza e intontito dall’idea di essere stato in qualche modo prescelto. Gli promisi che nei giorni seguenti sarei passato da casa sua e ne avremmo parlato a quattrocchi. Nelle successive ore navigavo a vista alla ricerca di un’idea, di un’ipotesi, quando ebbi un’intuizione che riferii prontamente a Gianni.
« Sarebbe bello poter scrivere una sorta di diario per coloro che non conoscono tanti dettagli della tua vita. Potrebbe essere una grande occasione per diffondere la tua storia e le tue peripezie. Una vera miniera di sapienza per amici e conoscenti.
« La mia storia? Le mie avventure? Sarebbe veramente fantastico… »
Un libro per riflettere e apprezzare meglio la vita di tutti i giorni. Un tema quello della disabilità talvolta trascurato e lontano dagli occhi della società. Inevitabile leggendo l’anteprima sentirsi tristi per quanto raccontato e augurandosi che sia un libro che insegni a tutti quelli che lo leggeranno. Sicuramente da leggere!
Sono rimasta affascinata dalla sensibilità dell’autore. Spero di leggere il libro e recensirlo. Sicuramente non rimarrò delusa
Chi riesce a raccontare con lucidità la propria vita ha esorcizzato (o almeno ci sta mettendo tanto per farlo) le tante difficoltà che la vita gli ha riservato…credo che in questo libro si possa apprezzare la forza d’animo e la voglia di vivere, alla faccia di ogni arido pietismo o compassione.
Spero di poter leggere questo “spaccato di umanità”…magari per poterlo riportare ad un gruppo di adolescenti che seguo, sarebbe sicuramente una testimonianza importante…
Un racconto pieno di emozione quello che riesco ad interpretare da questa introduzione. Indubbiamente la disabilità mette in difficoltà anche solo per il pensiero di come rapportarsi, quando invece sarebbe molto più semplice essere naturali. Gianni e Luigi, questi due protagonisti, avranno molto da raccontare e moltissimo da insegnarci…
” Al di là del cielo ” fotografa la crisi esistenziale di una persona in difficoltà che cerca le risposte giuste da un amico.
Sullo sfondo una fede granitica ma non senza ombre, perché solo Dio è pura luce e l’ uomo – per quanto immerso nell’ Eterno – tal volta a tentoni prosegue il percorso dell’ esistenza.
Baini e Falco , in questo caso, i protagonisti, scrivono un avvincente diario di un’ amicizia forgiata dal dolore e dalla solidarietà.
Da leggere senza respiro. Con qualche brivido nel cuore. Con la certezza che Dio ci sta accanto, sempre, anche se tal volta lo percepiamo lontano, lontano.
Gradirei leggere il libro per intero. E sarei grato agli autori se me ne donassero una copia. In cambio prometto una recensione scrupolosa.
Grazie.
Gaetano
Mi sono commossa a leggere questa anteprima, davvero una splendida idea quella di scrivere la vita di Gianni raccontando la sua disabilità. Questo è un argomento che difficilmente viene affrontato e ancor più in un libro, ci si dimentica spesso di quello che è costretto a vivere quotidianamente una persona disabile, ma secondo me è più il pregiudizio delle persone che rende difficile affrontare un argomento del genere, così la persona disabile tende a chiudersi nel suo mondo e a vivere il suo disagio fisico e mentale da solo. Questo libro potrà essere di aiuto a quanti si trovano nella stessa situazione di Gianni e a chi entra a contatto con una persona disabile. Fino a che non lo vivi in prima persona o comunque non entri in contatto con una persona disabile non ci si rende conto ed è come se improvvisamente ci si svegliasse e ci si accorgesse che c’è un mondo inesplorato. Anche io con il mio lavoro sono entrata in contatto con una persona con disabilità e all’inizio ho avuto la stessa reazione di Luigi quando me la sono trovata di fronte, poi piano piano ho imparato a conoscerla ed oggi posso dire che è quella persona che mi insegna ogni giorno qualcosa e non viceversa, pur essendo la sua insegnante. Faccio i complimenti all’autore e spero proprio di avere la possibilità di leggerlo.
La disabilità è un argomento non molto affrontato dagli scrittori in genere secondo me perchè un argomento di questo tipo per essere veritiero deve essere affrontato da chi purtroppo direttamente o indirettamente ne ha avuto esperienza.
Lo Stato dovrebbe impegnarsi in maniera più profonda per contrastare i problemi che ogni giorno deve affrontare un disabile.
Non è mai troppo tardi per rendere migliori le condizioni di vita dei disabili.
Probabilmente questo libro è uno strumento volto in tal senso per far capire ai normodotati come si vive da diversamente abile.