La fine dell’università e il panico: il dover trovare un proprio ruolo all’interno di una società che già ha deciso di utilizzare qualsiasi pedina a propria convenienza, un destino che sembra segnato, e invece, un ragazzo come tanti, appena laureato decide di prendere in mano la propria vita, e andarsene. Un viaggio a Londra di sola andata che si trasformerà in 6 anni di vita all’estero, un viaggio in profondità verso la conoscenza di se stesso: difficoltà, peripezie, episodi anche divertenti permetteranno a un 26enne di vivere come non aveva mai pensato, di agire come non aveva mai creduto… poi il ritorno, e l’inizio di una vita, una vita non omologata.
Anteprima del libro
Brrr…exit!
Quando me ne andai di casa, ricordo, fui il primo tra i miei amici, tutte le persone che mi stavano accanto dissero così: “Dura una settimana”, quella frase m’intimorì tanto da non tornarci più.
Il timore non fu dettato dal pensiero che in qualche modo avrei potuto non farcela, quanto nel vedere che gli altri non avessero esitato un solo istante nel darmi per perdente già in partenza.
Come potevano non vedere la persona che io vedevo?
Come potevano non sentire la persona che io sentivo? “Torna tra una settimana” e io aprii gli occhi.
Sarebbe stato scontato, semplice e banale sentirsi offeso, poter rispondere di conseguenza e controbattere in linea a una critica gratuita: a volte però le critiche, anche se non nate in tono costruttivo, hanno bisogno del nostro aiuto affinché liberino la preziosa opportunità che nascondono, quella di iniziare a raccontarsi la verità.
Così, in un attimo fui sbalzato lontano da loro anni luce e caddi in un altro mondo, un mondo spaventosamente sconosciuto: il mio.
Se ognuno di noi prima degli altri non dubitasse di se stesso, se ognuno prima di voler dimostrare ciò che non può, cercasse profondamente un potenziale che non è detto sia così evidente, non dovrebbe stupirsi di vedere gli altri toccare il nulla, quello che ci veste, quello che sentiamo guidarci di fronte a uno specchio che aspetta di gelarci con un’immagine condivisa: la nostra.
Quel nulla, sinonimo non del niente ma del non poter essere, viene prepotentemente consegnato nelle braccia altrui, con plateale rivendicazione di paternità, del gesto come del contenuto, che con la stessa presunzione ci allontana da quella che, se così evidente, sarebbe stata riconosciuta dagli altri ancor prima che da noi, e sfociata in un necessario saccheggio alla sola veduta di cotanta ricchezza: la sostanza.
La comunicazione è per eccellenza l’atto più istintivo che nell’immediato permette al neonato piangendo di dire alla madre che ha fame, che con un semplice sorriso lo poggia al petto e al calore di due tenere braccia che, senza fiatar, lo saziano ancor prima di sfamarlo: una voce sussurra, una penna informa, una lettura arriva, Comunicazione o Amore, che dir si voglia.
Perché però se la comunicazione è l’atto naturale per eccellenza che a volte sembra essere così piena già solo nei gesti, è dalla stessa che nascono conflitti e incomprensioni che rendono così difficili i nostri rapporti con gli altri, ma, ancor peggio, innanzitutto con noi stessi?
Perché ogni idea dipingendola da un quadro all’altro cambia colore? Perché la stessa idea arrivata da un’altra fonte seppur della stessa sorgente cambia sapore, gusto, limpidezza, perdendo unicità?
La libertà di essere che in realtà si perde fin dal termine di figlio, quindi frutto, quindi riconducibile, caratteristiche ereditate, schiava dei nostri procreatori fin dai vincoli di seme, vincoli del tempo che occupiamo e del come lo facciamo: dagli insegnamenti noi forgiati, elaborati, modificati. La libertà di essere è ciò che si contrappone alla schiavitù del farlo essere, libertà di essere che passa attraverso le catene del nostro cammino che non saranno più catene quando saremo sufficientemente coraggiosi da poter vedere invece luminosi anelli dai quali dipendere.
Le conoscenze finalmente trovate, detteranno forse nuovi comportamenti e altrettanto probabilmente diventeranno nuovi insegnamenti, per noi ormai principi, per altri opportunità, ma libere, di poter essere raccolte e di crescere nella più pulita delle forme di energia rinnovabile, l’Amore verso la conoscenza attraverso il superamento dei propri limiti, propri di un mondo quindi di tutti, il futuro, quello che inizia dal presente a chiudere con un passato.
Per arrivare a ciò non potremo esimerci dalla ricerca, dalla fatica, dal dolore: chi conosce il bene conosce anche il male, chi non conosce il male in realtà non conosce neanche il bene: è solo chi non essendosi sottratto a nessuno dei propri giorni che, non vedendo ragioni di compromesso, potrà permettersi con un’ira tsunamica di ammutolire avventori da bazar che sempre più spesso riescono e riusciranno a barattare ciò che barattabile non deve essere: l’unicità.
Leggi e studia, viaggia nelle persone senza pregiudizi, combatti le ingiustizie e distruggi confini imposti, e quando qualcuno ti chiederà perché non fai come lui, Tu non rispondere l’unica cosa che dovresti: “Semplicemente perché io non sono te”, la risposta è così banale da risultare sempre incomprensibile.
Brrr… Exit!
di Giuseppe Percoco
2016, 154 p.
Kimerik
Sono molte le realtà di italiani all’estero. Ho un figlio che sta studiando lontano da casa e progetta di andare all’estero dopo la laurea. Mi piacerebbe molto avere la possibilità di leggere il libro.
Grazie
Roberta
Ho letto l’anteprima del libro e certo non manca di attualità e vita reale, sociale e quanto altro, mi ha incuriosito effettivamente e vorrei realmente conoscere anche il resto per spunti futuri. Già nelle prime righe ho notato delle affinità e verità su quello che il nostro paese purtroppo non offre più e mi spaventa la rassegnazione di tutta questa società che parte già sconfitta invece di spronare ad andare avanti e lottare per ciò in cui si crede… non si fa nulla… Mi auguro di poter leggere tutto il testo, perché vorrei vedere le impressioni e le considerazioni finali dell’autore e spero in un finale ottimistico visto che la realtà quotidiana non lo è per niente.
Giuseppe Percoco in un agile volumetto racconta la misura di se stesso nei confronti degli altri e del mondo in generale. E sprona al rischio, aedo di libertà.
Mi piacerebbe gustare per intero queste considerazioni, recensendole adeguatamente.
Grazie.
Gaetano
Un libro quanto mai attuale e moderno. Io come tanti altri abbiamo fatto questa esperienza. A me non è andata bene ma a breve ci riproverò perchè non bsogna mai arrendersi.
L’estero non è più l’eldorado come un tempo ma sicuramente offre qualche chance in più rispetto all’Italia.
Questo libro potrebbe essere una guida utile per me per capire meglio come barcamenarmi nella mia nuova esperienza in terra straniera.
Situazione a me familiare, anche io laureata sotto i trenta in cerca di un posto nel mondo.
Anche io emigrata anche se solo fuori regione e le difficoltà non mancano, ho peró amici che hanno varcato il confine nazionale proprio come il protagonista, anche loro con non poche difficoltà tra cui proprio quella della comunicazione.
La lingua, l’adattarsi a nuovi modi di vivere, la lontananza dai cari, lo sdradicamento della propria realtà..insomma tempi moderni.
Mi sembra un libro interessante e molto attuale mi piacerebbe approfondire la lettura in quanto la trovo molto simile alla realtà che vivo e che vivono i miei amici under 30.
Come in uno specchio ritrovo la mia situazione di laureando che si affaccia al mondo…la voglia di novità che combatte con il timore del domani….cosa deve aspettarsi un 26enne che guarda negli occhi la realta?
Spero di trovare un confronto leggendo il suo testo!
E’ una realtà comune a molti giovani, io compresa. Forse leggere questo racconto potrebbe aiutarmi a capire molte cose che finora mi hanno resa “impotente”, se così posso dire.
Mi piace l’anteprima, mi piace il modo di scrivere dell’autore e vorrei tanto poter continuarne la lettura.
L’anteprima del libro evoca una realtà che mi è nota: ho un figlio coetaneo del protagonista, in procinto di affrontare le stesse problematiche.
Mi piacerebbe poter leggere il libro……chissà non dia qualche spunto 😉