LA RECENSIONE DI NICLA MORLETTI
Una raccolta di poesie armoniose nel verso e soavi nell’espressione.
Denso è il pensiero, musicale l’unità ritmica che disegna in modo mirabile figure nella loro vita gaia e nella sofferenza e che ci comunica speranza nel ritorno agli ideali più cari.
Angela Ambrosini, poetessa sensibilissima, ci accompagna nella lettura delle liriche con quel suo inconfondibile modo di percepire l’esistenza ed il tempo. In tanta realtà di essenza e di vita domina quel senso di purezza di sentimenti che rende l’arte e la poesia, doni incommensurabili.
FRAGORI DI ROTTE
di Angela Ambrosini
Edizioni Tracce
2008, p. 56
Per ordinare il libro clicca qui
Opera vincitrice del premio “Scriveredonna” 2007 – Sezione Poesia
Giuria: Maria Luisa Spaziani, Marcia Theophilo, Anna Maria Fiancarli, Nicoletta Di Gregorio
Profilo critico della Giuria
Dalle poesie liriche che inaugurano la silloge “Fragori di rotte” sino agli Haiku finali, l’Autrice consegna al lettore una poesia di grande suggestione emotiva ma anche di notevole rigore formale. La ricerca poetica si calibra su una cifra stilistica originale, in cui lo scavo linguistico, il ritmo serrato e la musicalità dei versi diventano parte integrante di una incisiva espressività. Metafore e similitudini delineano una dimensione icastica che non prevale sul dettato, ma individua un simbolismo vivace e coerente.
Dalle prime pagine
Gabbiano di fiume
Tu che planando plumbeo
m’accompagni,
gabbiano di fiume,
piuma del cielo,
librato sul plumbeo asfalto
in questo scorcio
incipiente d’aprile,
tu, aria nell’aria,
dardo di Dio,
a trafiggere preludi
d’ombra tra fitti nembi,
quale sorte, dimmi, saprai
se timore e speranza
ignorano i tuoi indolenti
giorni fragore di terra
e tempo sospesi?
Nulla t’abbruna,
nulla t’è smania,
solo voce di vento
a slabbrati orizzonti
perlustrano becco
e inerti pupille.
E ancora e ancora
slarga il tuo volo
assopito nel volo
vorace dei miei pensieri
che a sera divampano
in rivoli d’abissi.
Finché cieca schiocca la notte.
***
Era estate
Ecco. S’addentra alle stoppie il sole
e mulinelli di polvere
gorgano zolle mute di pioggia.
Non tornerà mai lo scirocco ancora
a dilavare crinali e cieli
gravidi d’abissi se l’orizzonte
assetato lambirà sempre
con inesausta linea la curva
turgida dei colli.
Così diceva, stringendo
il fumo fra le labbra
dalla pipa incise in duri solchi.
Così sperava in fondo agli occhi
dal tempo spenti, legati
al tempo mutevole
del mare.
***
Al Trasimeno sul lungolago
Ascoltami.
Prima che indomita locusta
dileggio faccia del mio volere,
del tuo volere, il tempo,
prima che imbrunisca
il giorno e altre albe
allo sguardo veli: ascoltami.
Non più l’indaffarato alveare
ci laceri i sogni,
né densi dilemmi prostrino
distillate speranze.
Ascolta. Qui, a quest’ora,
sussurra perlaceo il canneto
e il lago è immagine
ferma di cielo
lambito da salici
e case di seta.
Nel bagnasciuga
fra odorose melme
ritrova adagio
la sua radice l’alga
e grazie a te io ritrovo
il tempo rappreso
nel frodo dei giorni
sgranarsi lieve
a dimenticate paludi:
com’è giusto che sia.
E m’è sempre
il tuo sguardo accanto.