Domenico Vecchioni, scrittore e saggista di indubbia capacità narrativa, già diplomatico di carriera che ha ricoperto numerosi incarichi alla Farnesina e all’estero ed è stato tra l’altro Console Generale a Madrid, Nizza e vice Rappresentante Permanente al Consiglio d’Europa nonché ambasciatore d’Italia a Cuba, ci sorprende ancora una volta con un nuovo saggio ricco di notizie ed eventi a noi sconosciuti che affascinano enormemente il lettore avvolgendolo in una spirale di misteri e verità segrete che hanno dirottato gli eventi della storia verso lidi inimmaginabili. Protagonista di queste mirabili pagine è “Fortitude”, l’operazione di Intelligence più riuscita della Seconda guerra mondiale. Grazie infatti alla straordinaria maestria del controspionaggio britannico (M15) nell’arte della deception, cioè della disinformazione e dell’inganno, l’alto Comando tedesco fu completamente sviato circa il luogo del grande sbarco alleato in Europa per l’apertura del Secondo Fronte europeo nel 1944. Ma chi era Garbo? Cosa accadde realmente con l’operazione Fortitude che cambiò senza ombra di dubbio il corso della guerra? La storia che Domenico Vecchioni ci narra è quella di Juan Pujol Garcìa (tra l’altro decorato incredibilmente sia dai Tedeschi che dai Britannici) e quella dei suoi fantastici exploit. Una storia in realtà emersa per la prima volta solo nel 1972, quasi trent’anni dopo gli eventi, in occasione della pubblicazione del libro “The Double Cross System in the War” di J. C. Masterman, dove veniva narrato dell’utilizzo degli “agenti doppi” da parte dell’M15 e del ruolo svolto da un certo Garbo in tale contesto, la cui identità rimase però celata. Si trattava di un misterioso agente di cui non si riusciva a sapere di più. Ma a tal proposito e a svelare tali misteri sarà la lettura di queste pagine straordinarie di Domenico Vecchioni che con abilità, maestria, cognizione di causa e sagacia, ci trascina in mondi sconosciuti, fantastici eppur profondamente veri, tanto che la lettura si fa così coinvolgente da non poterla lasciare neppure per un attimo. E l’abilità del grande saggista sta proprio qui, nello scoprire e poi svelare al lettore verità sconosciute in modo che quest’ultimo possa farle finalmente proprie. Nicla Morletti
Anteprima del libro
Da Capitolo I
Pujol si racconta
Il 24 aprile 1942 arriva in tutta segretezza a Plymouth, a bordo di un aereo speciale, un misterioso personaggio “esfiltrato” da Lisbona a cura dello spionaggio britannico, l’MI6.
Di chi si tratta?
È un giovane catalano, pallido, minuto, sulla trentina e dal cranio precocemente sguarnito, il suo nome è Juan Pujol García. Si sa che è un agente dell’Abwehr (spionaggio militare nazista), già da diverso tempo. Fornisce informazioni alla “stazione” nazista di Madrid, col nome in codice di Alaric, e le sue attività vengono adeguatamente remunerate. Pujol aveva per la verità manifestato in passato il suo ardente desiderio di lavorare piuttosto per l’Intelligence Service, prendendo più di una volta contatto con l’ambasciata britannica di Madrid. Ma era stato considerato un mitomane, un esaltato, se non un addirittura un provocatore. Non era stato insomma preso sul serio ed era stato cortesemente messo alla porta. Offeso dal trattamento ricevuto, Pujol si era allora perfidamente rivolto ai tedeschi per provare a Londra tutta la sua efficacia. Pur non essendo un professionista del settore, il catalano possedeva in effetti tali doti di intuito e di fantasia da poter “creare”, inventare insomma, notizie molto credibili per Berlino.
Basti pensare che riferiva da Lisbona, facendo credere ai tedeschi di trovarsi a Londra. Scriveva di usi e costumi tipici della Gran Bretagna, pur non essendoci mai stato e pur ignorando del tutto la lingua inglese! Ma compensava le sue carenze conoscitive con geniali e naturali intuizioni di Intelligence. Berlino in ogni caso gli faceva ciecamente fiducia.
I servizi segreti britannici dunque si erano fatalmente molto interessati a una serie di messaggi tedeschi messi in chiaro nel centro di decrittazione di Bletchely Park, nei quali si faceva spesso riferimento a un agente tedesco operante in Gran Bretagna, fonte di notizie interessantissime e di alto valore militare. Solo che le notizie fornite risultavano spesso false e inventate di sana pianta! L’MI6 (spionaggio) e l’MI5 (controspionaggio) si chiedevano di conseguenza chi fosse la fantasiosa spia e perché comunicasse informazioni fasulle o insignificanti. Che strano “gioco di spie”, dovevano aver commentato gli esperti inglesi! Valeva in ogni caso la pena di vederci più chiaro. Cominciano quindi le verifiche incrociate e lo studio dei dati disponibili. Chi è questo Alaric?
Ora, mettendo insieme le richieste di collaborazione avanzate da un giovane catalano all’ambasciata britannica di Madrid, di cui l’MI6 aveva evidentemente avuto notizia, e le corrispondenze fantasiose trasmesse dalla misteriosa spia all’Abwehr di Madrid, Londra giungeva presto alla conclusione che doveva senza dubbio trattarsi della stessa persona.
Pujol andava dunque recuperato ed “esfiltrato” molto discretamente (per non destare sospetti nei tedeschi che dovevano continuare a credere nella normale operatività del loro agente) e sottoposto ad adeguati interrogatori per capire meglio la sua personalità e soprattutto essere sicuri delle sue motivazioni e delle sue finalità. Poteva in effetti essere un abile impostore, ma poteva anche rivelarsi un elemento prezioso nell’ambito del progetto appena avviato per utilizzare al meglio gli agenti doppi, il Doublé Cross System.
Nel suo primo interrogatorio da parte degli esperti dell’MI5 Pujol tratteggia i suoi trent’anni di esistenza e spiega come sia arrivato a mettersi al servizio dei tedeschi per poter un giorno lavorare per gli inglesi!
Juan nasce il 14 febbraio 1912 nei pressi di Barcellona. Sua madre, Mercedes Garcia Guijarro, è originaria della città di Granada ma si trasferisce fin da bambina in Catalogna, regione cui sentirà col passare degli anni di appartenere assimilandone presto la lingua e la cultura. Da lei Juan erediterà l’aspetto minuto, la costituzione fisica delicata e lo sguardo al tempo stesso complice e ironico che mai l’abbandonerà. Suo padre, Juan Pujol Pena, è un piccolo impresario, onesto e di formazione umanista, che assicura un buon tenore di vita per tutta la famiglia.
Juan ha un fratello, Joaquin, e due sorelle, Buenaventura e Elena. Una famiglia tranquilla, borghese e cattolica, modellata sui principi di tolleranza e di rifiuto della violenza perseguiti dal padre e sulla rigida disciplina religiosa promossa dalla madre.
Quando muore il padre, nel 1933, Juan è ancora in cerca della sua strada. Pur essendo un giovane avido di apprendere, intelligentissimo e pieno di fantasia, al liceo non si è dimostrato un allievo particolarmente dotato. Gran lettore, appassionato di storia e geografia, predisposto per le lingue straniere, Juan abbandona gli studi prima di conseguire la laurea in Lettere e Filosofia, cui in un primo momento sembrava aspirare. Preferisce cimentarsi senza troppo attendere nel mondo del lavoro. Si lancia così, con suo fratello Joaquìn, in diverse imprese commerciali, diventando per qualche tempo gestore di un cinema e titolare di una piccola ditta di trasporti. Successivamente ha una sorta di “vocazione” per l’avicoltura ed entra nella Accademia di Arenys de Mar, conseguendo dopo sei mesi il relativo titolo professionale.
Ma non avrà troppo tempo di praticare la sua attività di avicoltore. Poco prima dell’inizio della guerra civile spagnola (1936-1939), Juan viene infatti richiamato alle armi per prestare servizio presso il 7° reggimento di artiglieria leggera. Evento che certo non lo entusiasma, essendo animato da sentimenti profondamente pacifisti e contrari a ogni forma di violenza, secondo gli insegnamenti paterni intensamente recepiti. Si comporta in maniera corretta, impara ad andare a cavallo, fa insomma il suo dovere. Ma quando scoppia la guerra civile farà di tutto per non combattere nelle file repubblicane.
Si rifugia allora presso la casa isolata di un suo amico, che costituirà per lui non sorta di santuario, dove vivrà nascosto per circa due anni e non sarà mai individuato nonostante le 17 perquisizioni operate dalla polizia!
Solo nell’aprile del 1938 sarà finalmente scoperto.
Arrestato e detenuto in attesa del giudizio, Juan riesce tuttavia a evadere, insieme ad altri cinquanta giovani, grazie alla sua prima fidanzata, Margarita, che si era rivolta al Soccorso Bianco, un’organizzazione clandestina incaricata di nascondere e proteggere i fuggitivi franchisti. Di nuovo il giovane catalano è costretto a una vita clandestina, cercando di cavarsela alla bell’e meglio con documenti falsi.
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Garbo. La spia che rese possibile lo sbarco in Normandia
di Domenico Vecchioni
2015, 158 p.
Greco e Greco
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La narrazione di eventi storici mi appassiona da sempre e la visita che recentemente ho fatto sui luoghi dello sbarco (un viaggio che rimarrà per sempre nel cuore!) mi invogliano a proseguire la lettura di questo libro, che già dall’anteprima sembra essere ben scritto e ricco di particolari.
Vorrei avere il piacere di leggerlo!
Un tuffo nella storia…non è mai troppo avere conoscenza di ciò che è accaduto e che ha segnato la storia dell’umanità…
La storia è la materia preferita di mia sorella… Vorrei regalarglielo visto che libri e storia sono la sua passione.. Le piacerà questa avvincente racconto dello sbarco in Normandia !!
Lo sbarco in Normandia ha sempre affascinato la mia immaginazione. Le spy stories ambientate durate la seconda Guerra Mondiale emanano sempre un fascino particolare oltre che infondere una precisa sensazione di precarietà. Una scrittura intrigante.
Ritengo che i libri a trama storica siano molto utili per conservare la memoria degli eventi arrichendo cosi le nozioni raccontate nei libri di scuola. Mi piacerebbe poterlo leggere per intero.
Garbo, la spia che cambiò l’ esito di una guerra. E anche la vita dell’ Europa dopo il conflitto. Domenico Vecchioni racconta la sua vita come un romanzo, evidenziando anche i molteplici aspetti psico-tecnologici di un piano magicamente congegnato e artisticamente implementato.
Questo libro è affascinante perchè parla di storia e mi piacerebbe leggerlo!
Mi piacciono molto i libri di storia soprattutto quelli relativi alla seconda guerra mondiale. Questo romanzo, già dalle prime pagine, sembra molto interessante e coinvolgente. Sarei veramente felice di poterlo leggere.
Mi piacerebbe leggere questo saggio, ad una dimensione storica sicuramente interessante da conoscere si affianca una sfera umana, più intima.
Di solito i libri che parlano di storia non mi intrigano molto ma questo sembra essere un libro differente; non solo il racconto storico ma piuttosto un racconto umano in cui si racconta la vita di un’uomo che attraverso il suo ruolo ha permesso il verificarsi di importanti eventi che hanno segnato la storia mondiale.
Sarebbe interessante poterlo leggere!