Presentiamo una poesia e una raccolta in versi del poeta e scrittore messicano José Emilio Pacheco, vincitore del Premio Cervantes 2009, morto il 27 gennaio in un ospedale di Città del Messico all’età di 74 anni. Considerato uno dei più grandi poeti contemporanei e uno dei maggiori intellettuali ispanoamericani del Novecento, i versi di Pacheco sono dominati dal senso della desolazione, temperato dal tono epigrammatico e ironico, hanno sempre uno sguardo sul futuro, visto con fiducia nonostante i problemi piccoli e grandi dell’esistenza.
IN FIN DEI CONTI
Dov’è finito ciò che accadde
e che fine ha fatto tanta gente?
Via via che passa il tempo
ci facciamo più sconosciuti.
Degli amori non è rimasto
nemmeno un segno tra gli alberi.
E gli amici se ne vanno sempre.
Sono viaggiatori sui binari.
Anche se uno esiste per gli altri
(senza di loro è inesistente),
conta soltanto la solitudine
per dirle tutto e fare i conti.
da Fin d’allora (1975-1978)
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La poesia di Pacheco vive di contraddizioni. Il suo tema centrale è il più antico e universale che vi possa essere: il trascorrere del tempo, la fugacità di ogni cosa, l’impossibilità di un ritorno. Ma nessuna poesia, più di quella di Pacheco, è figlia del proprio tempo: basterebbe a dimostrarlo l’attenzione commossa verso le problematiche dell’emarginazione, dell’ingiustizia sociale, dell’ecologia. Poesia dotta, che rinvia di continuo a una miriade di autori amati e citati (da Baudelaire a Kavafis, da Giovenale e Eliot), eppure anche poesia meravigliosamente immediata, capace di svelarsi al lettore con una trasparenza e una sincerità senza pari. Poesia che dubita continuamente di sé e della propria funzione in un mondo che, come il mare di uno dei suoi testi più noti, “è già sazio di pattume e di bottiglie con messaggi”.
Gli occhi dei pesci. Poesie 1958-2000
di Josè Emilio Pacheco
2006, 158 p.
Curatore: Bernardinelli S.
Medusa Edizioni