E’ un viaggio al centro di se stesso quello che si racconta in questo romanzo noir dal finale imprevedibile. Giulio, giornalista di punta di un grande gruppo editoriale, sui sessant’anni ha maturato una lunga esperienza di inviato nelle zone calde del mondo. Ha imparato a riconoscere la vera essenza delle persone al di là delle apparenze e si è sempre attenuto alla regola prima del suo mestiere: essere testimone degli avvenimenti per raccontarli così come gli è stato dato di vederli.
All’apice della carriera, si vede affidare un incarico estremamente delicato: dovrà realizzare un servizio su di una ramificata e potente organizzazione internazionale del crimine. Ma non lo farà da infiltrato bensì dietro invito della stessa organizzazione, pronta, per ragioni che il lettore scoprirà, a mostrarsi per quello che è: una macchina al servizio del Male. Al vertice dell’infernale apparato è Igor Smirnov, che Giulio ha incontrato una volta anni prima quando l’uomo già manifestava una natura oscura e minacciosa ma ancora non aveva costruito il suo impero.
Per accrescere sempre più il suo potere Igor si muove sullo scacchiere mondiale servendosi di numerose pedine. Una di queste si trova in una posizione strategica all’interno del gruppo editoriale per il quale lavora il protagonista del romanzo che, inconsapevole, viene così pilotato secondo i desideri dell’organizzazione lungo un viaggio di venti giorni attraverso gli orrori della nostra contemporaneità.
Dalle guerre in Medio Oriente, Iraq e Siria e Libia, al traffico di esseri umani dall’Africa verso l’Europa, al ventaglio di crimini associati al commercio di organi espiantati, agli attentati terroristici giustificati con l’invocazione di Allah: su tutte queste efferatezze, viene a scoprire man mano Giulio, vi è il marchio di Igor. L’orrore è tale da far dissolvere il carapace della professione dietro al quale si era fino ad allora riparato.
Ed è proprio in quella fase in cui è più debole e fragile che gli viene proposto il patto faustiano architrave dei disegni di Igor su di lui. Ma l’accordo verrà rifiutato, anche a rischio della vita, perché il viaggio al termine dell’orrore ha trasformato il personaggio.
Non più il giornalista, impassibile testimone degli accadimenti, notaio della vita come della morte sempre intento a scrivere sulla sabbia. Ma uomo fra gli uomini, partecipativo, attento al gioco delle emozioni e consapevole, come lo scrittore, che il senso di ogni cosa va cercato anzitutto in se stessi.
Senza volerlo Giulio ha però lasciato traccia della sua metamorfosi e questo segno, seppur tenue, non rimarrà inosservato. Sarà anzi il grimaldello che gli permetterà, deviando da una traiettoria che sembrava obbligata, di sottrarsi alla morsa di Igor e di andare da uomo, finalmente libero, incontro al suo destino.
Anteprima del libro
Lunedì 11 aprile, primo giorno. A prua Irina guarda il fiume Dnepr scorrere lento; credo che aspetti Igor.
Il sole la illumina ed il vento scompiglia i suoi capelli.
Ci siamo imbarcati a mezzogiorno sulla M/N Princess dal porto fluviale di Kiev per una crociera di sette giorni il cui itinerario comprende visite a Kaniv, Kremenchuk, Zaporizhye, Sebastopoli fino a Odessa sul Mar Nero.
Claudio Vialli, la talpa dell’ambasciata Ucraina a Roma aveva avvertito Barbara Lenci, segretaria di redazione, che Irina Orlova sarebbe partita il 10 con il volo delle 21.00 da Roma Fiumicino per Kiev, probabilmente per incontrare Smirnov, e che nella capitale risultava essere prenotata a suo nome una stanza nell’Hotel Lukyanovsky, definito di “lusso”, ma in realtà un modesto due stelle.
Sulla scorta di queste notizie io, con il volo del giorno prima via Zurigo, ero arrivato a Kiev e avevo alloggiato all’Ibis, dove di solito mi fermo quando vengo inviato in Ucraina, perché sono l’unico a conoscere la lingua.
Sono stato varie volte nell’Unione, a partire dal 1986 data dell’incidente alla centrale di Chernobyl, per conto del mio giornale e lì avevo conosciuto Alexia, dottoressa nel reparto pediatrico dell’ospedale Borovlyani che per tre anni era stata la mia compagna ospitandomi quando mi recavo a Minsk in Bielorussia.
A lei faceva piacere che io stessi a casa sua, ma non aveva mai espresso il desiderio di venire a Roma. Purtroppo le regioni di Gomel, Moghiliov, e Minsk erano inquinate dalle radiazioni e lei, nella primavera 1991, mentre io ero in missione a Beirut, colpita dalla leucemia, era deceduta.
In seguito, tornato in Bielorussia per seguire la situazione politica della “perestrojka” che si era diffusa in tutta l’ex Unione Sovietica, mi ero proposto di restituire alla madre le chiavi della sua casa che avevo portato con me l’ultimo giorno quando ero ripartito.
Mentre guidavo verso la casa di campagna dove sapevo che abitava Marika, la mamma di lei, ricordavo le ultime parole che mi aveva detto Alexia quando ero partito.
– Un giorno sparirai nel nulla, Giulio! – aveva detto lei mentre si vestiva per recarsi all’ospedale – Magari ti sposerai per la seconda volta con una bella italiana!
– Potrebbe succedere anche a te di avere voglia di sposarti! A ventisette anni sarebbe normale!
– Ma lo sai, caro, che io sono lesbica! – rideva.
– Saresti l’unica lesbica al mondo a fare l’amore con un uomo in questo modo, ne sono certo!
La notte avevamo fatto sesso e, quando questo avveniva, mi conquistava. Non era bella, ma emanava un senso e un profumo di donna che non avrei mai più dimenticato. Quella mattina la guardavo prepararsi e pensavo che in fondo aveva ragione perché, in realtà, non avevo mai considerato il nostro rapporto come definitivo.
– Se vuoi la mia macchina per andare in aeroporto accompagnami in ospedale, poi la lasci al parcheggio del terminal e stasera io vado a riprenderla!
– Non preoccuparti, tesoro, chiamo un taxi. Stanotte sei stata insuperabile!
– Perché mi piaci.
Non aveva aggiunto altro, era turbata.
Quando avevo saputo della sua morte, per una serie di impegni di lavoro non ero stato al funerale.
La signora leggeva, seduta sulla sedia a dondolo nell’aia della casa di campagna a venti chilometri da Minsk.
Non l’avevo mai vista, ma Alexia, che parlava spesso di lei, raccontava di quanti sacrifici avevano dovuto fare i suoi genitori, semplici contadini, per farla studiare. Aveva frequentato il liceo a Minsk, poi la facoltà di medicina dell’università di Mosca, dove era rimasta otto anni prima di fare stage ed essere assunta al Borovlyani.
– Tu sei Giulio, il giornalista italiano?
Gli occhi della vecchia erano celesti come quelli di Alexia.
Ero stupito di quanto fossero simili.
– Sì, conoscevo sua figlia e quando venivo a Minsk per lavoro, mi fermavo a dormire da lei.
– Lo so, mi ha parlato tanto di te, che mi sembra di averti conosciuto. Ti ha voluto bene.
– Sono venuto a riportare le chiavi della sua casa che mi erano rimaste dall’ultima volta che sono partito. – ero imbarazzato e avrei voluto scappare.
– Quando sei andato a Beirut?
– Sì, e anche verso altre destinazioni…
– Hai pubblicato il tuo libro?
– No, non l’ho ancora finito.
– Alexia me ne ha parlato: “Il Sole da Est”, è questo il titolo vero? Parlerai anche di lei?
– Sì, penso di sì, per ora ecco le chiavi.
– Non servono più, la casa è stata assegnata.
– E lei cosa farà, signora?
– Quello che vedi, Giulio, leggo e aspetto di morire.
Igor
di Marco Caputi
2016, 212 p.
Youcanprint
Mi piacerebbe sapere come va a finire la vicenda… l’argomento è molto interessante!
Il libro sembra molto intrigante, vorrei riceverne una copia!
libro bellissimo e intrigante vorrei tanto leggerlo!!
All’inizio sono rimasta colpita dalla copertina ma leggendo l’anteprima e la prefazione sono stata travolta da varie emozioni perchè si racconta anche la nostra storia; quella che ancora non troviamo nei libri. Mi piacerebbe molto leggerlo. Sono sicura che non rimarrò delusa.
Interessante l’incipit di questo romanzo, già l’inizio si legge tutto in una volta, assaporando i momenti raccontati dall’autore con estrema chiarezza senza disperdersi in inutili dettagli. Mi farebbe piacere poterne continuare la lettura.
L’ardore di gloria e successo che fa un patto con ciò che è sordido e marcio… un patto reale e attraente che cambia… e fin quando non si tocca il fondo non si riesce a rinascere.
Credo che “Igor” racchiuda questo cammino… mi piacerebbe proprio scoprirlo…
” Igor ” , di Massimo Caputi è un godibilissimo romanzo ; e si legge tutto d’ un fiato, come una cronaca appassionante e devastante.
Il protagonista, pagina dopo pagina, si rapporta con persone e avvenimenti allucinanti ; alla fine ne viene consumato e cambiato, in una metamorfosi di esemplare dignità.
Chiedo a Massimo una copia del volume per compulsarla e farmi conquistare ; in cambio prometto una recensione approfondita e fuori canone.
Grazie.
Gaetano