Così Adelphi presenta “La festa dell’insignificanza”, il nuovo libro di Milan Kundera, in libreria dal 30 ottobre:
Gettare una luce sui problemi più seri e al tempo stesso non pronunciare una sola frase seria, subire il fascino della realtà del mondo contemporaneo e al tempo stesso evitare ogni realismo – ecco La festa dell’insignificanza. Chi conosce i libri di Kundera sa che il desiderio di incorporare in un romanzo una goccia di «non serietà» non è cosa nuova per lui. Nell’Immortalità Goethe e Hemingway se ne vanno a spasso per diversi capitoli, chiacchierano, si divertono. Nella Lentezza, Vera, la moglie dell’autore, lo mette in guardia: «Mi hai detto tante volte che un giorno avresti scritto un romanzo in cui non ci sarebbe stata una sola parola seria … Ti avverto però: sta’ attento». Ora, anziché fare attenzione, Kundera ha finalmente realizzato il suo vecchio sogno estetico – e La festa dell’insignificanza può essere considerato una sintesi di tutta la sua opera. Una strana sintesi. Uno strano epilogo. Uno strano riso, ispirato dalla nostra epoca che è comica perché ha perduto ogni senso dell’umorismo. Che dire ancora? Nulla. Leggete!
La festa dell’insignificanza
di Milan Kundera
Traduttore: Rizzante M.
Adelphi (collana Fabula)
2013, 128 p., brossura
Da italiana devo dire che l’Italia e’ una festa dell’insignificanza!
E’ proprio un vestito che vestirebbe a pennello questa frase.
Un momento di riflessione fintamente distaccata forse, cosi’ come siamo noi.
Manteniamo la distanza dalla realta’ immergendoci in un mondo plastificato. Come un vestito terribilmente stretto o eccessivamente largo che vogliamo indossare a tutti i costi, fino a farla diventare una scomoda comodita’.
Spero tanto di ricevere questo come libro!