Questa raccolta di poesie soavi ed intensamente liriche, con la prefazione di Giorgio Bàrberi Squarotti, l’introduzione di Sergio Giuliani e le incisioni di Cristina Sosio, racchiude tutta la grazia della parola scritta, quando essa si fa verso ed infine pura poesia.
Le descrizioni dei paesaggi sono esemplari: “l’orlo di terra e i monti, che il mare accende e si fa quotidianamente mutevole e vivo, della Liguria, e le colline delle Langhe” come scrive Squarotti. Una poesia che canta il blu selvaggio del mare, i nidi dei gabbiani, le piante d’agave aggrappate alle scogliere. Ed è una musica incessante, un dolce discorso poetico che ricorda lo spumeggiare delle onde, l’odore di salmastro, gli ampi spazi della mente e del cuore soffusi di quella leggera malinconia che rende immortali i versi. Riflessi, luci, bagliori della parola più pura si insinuano dolcemente nella mente del lettore, in un soffuso, lieve incanto. Nelle opere di Franca Maria Ferraris sono presenti oltre alle meravigliose descrizioni paesaggistiche, anche tutti gli stilemi che dal romanticismo in poi animano tutta la poesia moderna e contemporanea: i luoghi della memoria, l’affettività, le stagioni della vita, il senso della socialità colta nel dolore, costituiscono le basi agili e forti in cui si sviluppa e si ramifica il desiderio di fare poesia unito alla capacità di penetrare l’imperscrutabile e di esprimere tutto l’attaccamento e l’amore per la propria terra. Nicla Morletti
Anteprima del libro
A Cesare Pavese – La visione del tempo
Dalle colline della Langa
il tuo canto si effonde
con la voce di chi sulle labbra
ha il miele dell’uva
e l’assenzio del lavoro che stanca;
di chi nella mente
ha la visione del tempo
e la vorrebbe sempre illuminata
dalla luce del sole,
ma la nebbia che sale dal fiume
sfuma sovente il verde dei colli
in un colore grigio evanescente.
S’inerpica il tuo canto,
come un tralcio di vite sui pendii,
s’insinua tra i filari,
si fa viticcio per tenerti stretto
alle salde radici
in un abbraccio…
***
È ancorata a una stella
È ancorata a una stella la cima del colle,
vela ferma al passaggio del vento,
la carena affondata nell’erba,
il pennacchio di foglie in movimento.
Sangue di mosto nei solchi di terra,
là dove l’onda ora un cespo di rovo
lasciò conchiglie a spirale nel profondo.
Senza un migrante che apra le ali al mare
la terra non vive,
senza un esule che approdi alle sue sponde,
anche il destino del mare si estingue.
D’Itaca è l’anima del colle,
nascosta nelle zolle e nelle cime blande,
simili da lontano a un mare verde
con le onde frangiate di fiori.
Dall’alto di quella lontananza
i colli guardano al grande mare e ai miti
riflessi in superficie dalle stelle,
poi calati nel fondo abissale
tra grovigli di alghe e onde quiete
come agnelli in azzurra pastura
o tra tempeste di furiosi arieti.
Ma sempre in assonanza
col battito di un cuore
che ha l’ansia di tornare.
***
Chiare nell’infinito le colline
Chiare nell’infinito le colline
vegliano sulla casa silenziosa
cui il fiume rimanda la sua canzone d’acqua;
tra i pampini assiepati della pergola
i raggi a picco filtrano
rabeschi sulla soglia di granito.
È l’ora meridiana della calura estiva,
quando i filari sul dorso del pendio
maturano grappoli di sole,
quando senza più ombra
gli alberi soffrono il vuoto dell’assenza,
e la casa ristagna
in un oblio incolpevole
di colomba addormentata sotto l’ala.
Poi lenta la luce trascolora,
il tramonto tinge di rosa la facciata
e in quel bagliore estremo
più forte profumano i fiori,
il fiume è un prato di smeraldi vivi,
una falce di luna fende il cielo,
e scende dalle alture
la magia di una voce.
Dietro i crinali già s’inabissa il sole,
si accendono i falò lungo i sentieri,
in una vampa di sterpi e di stelle
arde quel velo di malinconia
che avvolge l’anima
quando la luce muore.
***
È questo il punto
È questo il punto
delle ordinate all’incontro con le ascisse,
il punto dove il paesaggio prende anima,
dove il viaggio del fiume
diviene rapido scendendo la china
nel tratto più fondo della valle.
La prima lezione fu il giro dell’ansa
accanto al tronco di un albero tagliato
che mostrava nel disegno degli anelli
le rughe degli anni sulla fronte.
Sembrava questo l’annuncio destinato
a segnare l’inizio della fine,
invece fu sfida a proseguire
pur tra gli ostacoli sparsi sul cammino.
L’altra lezione fu l’arcata del ponte
e sotto il ponte il fiume coperto
da una pesante lastra di cristallo,
ma non appena si annunciò il disgelo
la mia corsa volò verso l’estuario.
L’estuario fu l’ultima lezione
scritta sull’acqua come fosse granito.
Attraversò la sua bocca il mio fiume
e senza perdersi in canti di sirene
abbandonò la rotta alle onde
come fa un corpo addormentato…
***
La grazia dei riflessi
di Franca Maria Ferraris
2014, pag. 114
Marco Sabatelli Editore
Un volume intriso di pathos. Dall’anteprima credo che sia stato curato tutto nei minimi dettagli e mi piacerebbe scoprire se davvero così fosse e sarei curiosa di capire la sua prospettiva della vita.
La sensazione immediata che io, personalmente, ho avvertito in questa breve lettura, è la serenità di ciò che abbiamo di fronte, dritto al nostro sguardo… e d’un tratto, dalla serenità si passa a un’infinita molteplicità di altre emozioni… mi ha colpito molto quest’anteprima.
Splendido libro di poesie! Travolgenti ed evocative! Mi congratulo per il talento espressivo e comunicativo, per aver saputo infondere vita e forza in queste parole in grado di dipingere emozioni e di far sognare chi legge. Meraviglioso!!!
La voce dell’anima è quella che sentiamo nella natura,i colori ,il profumo e tutto
ciò che il mondo che ci circonda ci offre sono sensazioni uniche.
Solo chi sa vedere in se stesso e intuire gli altri riesce a captare la sensibilità della
vita e viverla in una comunione di stupenda armonia.
Gentile Mariliana
Rispondo al commento al mio libro di poesia “La grazia dei riflessi”:
Condivido quanto hai affermato nel commento perché ogni parola aderisce pienamente alle tematiche su cui sono incentrate le poesie contenute nel libro in questione.
Grazie, e un amichevole saluto.
Franca Maria
Franca Maria Ferraris inizia il suo ” La grazia dei riflessi ” con un ricordo al grande Pavese, scrittore insuperato delle langhe piemontesi. E poi s’ inoltra in un percorso lirico ritmato dalla natura e dall’ introspezione ecologica di se stessi, del proprio mondo e dalla relazione fra il sentimento e la realta’.
Mi piacerebbe gustare sino in fondo questo atteggiamento, impresso in versi bellissimi, e poi commentarlo con cura.
Grazie.
Gaetano
Grazie per il commento alle mie poesie pubblicate sul Manuale di Mari. Se lo desidera le posso spedire il libro, indicandomi il suo indirizzo. Cordiali saluti.
Franca Maria Ferraris.