sabato, 23 Settembre 2023
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La saga dei 3 Kim – La prima dinastia comunista della storia di Domenico Vecchioni

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La saga dei 3 Kim - La prima dinastia comunista della storia di Domenico Vecchioni

Esce fresco di stampa il nuovo saggio di Domenico Vecchioni dal titolo: “La saga dei 3 Kim – La prima dinastia comunista della storia.” Un libro interessantissimo che racchiude il dramma dell’umanità sia con le sue conquiste che con le sue implacabili distruzioni. L’autore, già diplomatico di carriera, Console Generale a Madrid, a Nizza nonché Ambasciatore d’Italia a Cuba, rivela una grande conoscenza e una forte sensibilità d’animo che anela ad un mondo più giusto, più armonioso, meno prepotente e belligerante. La sua scrittura, chiara, limpida, precisa ha il carattere dell’essenzialità e dell’immediatezza espressiva, muovendosi libera nella sfera della verità, della consapevolezza e della più ampia conoscenza. Il saggio illumina il lettore su ciò che accade nella “Repubblica Popolare Democratica di Corea”, in cui vige un sistema politico che nella realtà dei fatti non ha nulla a che vedere con la democrazia e la libertà. In realtà si tratta di una monarchia comunista, come scrive l’autore, il quale ci svela che l’attuale dittatore Kim Jong – un è succeduto al padre Kim Jong – il, che a sua volta era succeduto al padre Kim Il – sung, fondatore della dinastia rossa. Quindi da circa settant’anni i dirigenti del Paese provengono tutti dalla famiglia Kim considerata, tramite la propaganda di regime, di natura ultraterrena. Si vengono a scoprire così numerose cose, ad esempio che la Corea è un paese ermeticamente chiuso ad ogni contatto esterno, in cui le condizioni di vita sono estremamente difficili per la popolazione dato che i diritti dell’uomo vengono, come dichiara l’autore, sistematicamente e gravemente calpestati, con veri e propri campi di concentramento che si trasformano spesso in campi di morte, mentre la casta regnante gode di ogni privilegio. Tutte condizioni confermate da un rapporto dell’ONU, del febbraio 2014, che accusa il regime di Pyongyang “di innominabili crimini contro l’umanità” ed altro ancora. Lo scopo di questo volume, dice Domenico Vecchioni, è quello di ricordare a un’opinione pubblica immemore e distratta le condizioni drammatiche e sconvolgenti in cui hanno vissuto e vivono attualmente i sudditi della Corea del Nord. Viene da domandarsi: com’è possibile che un sistema marxista – leninista abbia partorito il principio dinastico, rinnegando così se stesso? Ce lo spiega l’autore, rivelandoci moltissime altre cose ancora con la sua singolare e avvincente scrittura che cattura anima e spirito e che rivela i momenti salienti della saga dei tre Kim. Nicla Morletti

Anteprima del libro

Premessa

Della Repubblica Popolare e Democratica di Corea, paese ermeticamente chiuso a ogni contatto esterno, si è sempre saputo poco. Quel poco, però, è bastato per delineare i tratti di un paese unico al mondo, dove “regna” (il verbo è scelto di proposito) una dinastia ereditaria comunista, dove la popolazione subisce da oltre mezzo secolo una delle propagande politiche più invasive e oppressive della Storia, dove le condizioni di vita sono straordinariamente difficili (ma non per i privilegiati del regime), dove i diritti dell’uomo vengono sistematicamente e gravemente calpestati, dove esistono campi di concentramento che spesso si trasformano in campi della morte, dove la preoccupazione assillante della maggioranza dei coreani è una sola: sopravvivere! Dove, invece, la privilegiata casta regnante ha un altro tipo di preoccupazione: durare!
Il presente volume si propone precisamente di ricordare a un’opinione pubblica immemore e distratta le condizioni drammatiche e raccapriccianti in cui hanno vissuto e vivono attualmente i sudditi della Corea del Nord.
Condizioni del resto confermate in maniera inoppugnabile da un rapporto dell’ONU, del febbraio 2014, che accusa il regime di Pyongyang di “innominabili” crimini contro l’umanità, di violazione dei più elementari diritti umani e minaccia il deferimento dei responsabili davanti alla Corte Penale Internazionale (CPI).
Un paese che ha registrato nel corso della sua breve esistenza due milioni di morti per una spaventosa carestia. Carestia, si badi bene, dovuta, non a catastrofi naturali o a una guerra civile o a una crisi politica maggiore, ma solo all’ottusità di una classe dirigente impegnata a imporre a tutti i costi un sistema politico-economico di tipo stalinista.
Un regime che pratica la politica del ricatto nucleare, minacciando di destabilizzare tutta la regione orientale e l’intero pianeta, per ottenere poi aiuti consistenti sia dagli Stati Uniti, avversario di sempre, sia dalla Corea del Sud, nemico storico giurato.
Un regime accusato dalla comunità internazionale di praticare una politica “alimentare” selettiva, che viola il diritto universale dell’uomo al nutrimento. Il regime, cioè, affama intenzionalmente coloro che non si mostrano abbastanza entusiasti del sistema, mentre privilegia gli altri, coloro che concorrono al funzionamento delle strutture concentrazionarie e repressive vigenti nel paese. Il cibo utilizzato come mezzo di dissuasione per la dissidenza politica e, al tempo stesso, come premio per i violatori dei diritti umani.
Un sistema politico che ha generato un ibrido unico nella Storia: una monarchia/comunista ovvero una repubblica/dinastica. Termini in evidente antitesi, sorprendenti ossimori che testimoniano delle straordinarie contraddizioni alla base del nuovo sistema. Un sistema che ha ereditato le peggiori derive del comunismo, riesumando nel contempo gli eccessi delle monarchie assolute del XIX secolo, dove tutti i poteri erano concentrati nella mani del monarca, la cui legittimità derivava direttamente dal Signore. Una democrazia popolare, che di democratico non ha proprio nulla e dove le leve del comando passano di padre in figlio secondo una precisa linea dinastica. Ma il popolo può stare tranquillo e sereno. La sovranità viene esercitata a suo nome o, forse sarebbe meglio dire, a sua insaputa, per il suo bene…
Al fondatore della dinastia, Kim Il-sung, arrivato in Corea del Nord nel 1945 a bordo dei camion della XXXV armata sovietica e diventato Presidente per esclusivo volere di Stalin, è in effetti succeduto nel 1994 il figlio Kim Jong-il, nato sotto il segno del “Doppio Arcobaleno”. Questi a sua volta, sentendo le forze declinare, ha gradualmente indicato come suo successore il figlio che gli è sembrato più adatto a riprendere la fiaccola familiare: Kim Jong-un. Come da copione di conseguenza, Kim Jong-un è salito al trono alla morte del padre, nel dicembre 2011.
Kim I, Kim II e Kim III: una dinastia ben avviata! Uno strumento inossidabile per una casta politico-militare preoccupata solo di mantenere il potere. Attraverso l’incessante propaganda, che divinizza la famiglia Kim, viene in definitiva “legittimata” la necessità di lasciare il controllo del paese alle stesse generazioni di dirigenti, i soli in grado di contrastare un’ipotetica aggressione imperialista, i soli “geneticamente” predisposti alla conduzione del popolo. Una propaganda che pone talmente in alto i tre Kim, mediante aneddoti e citazioni simili a versetti biblici, che al povero coreano medio non riman-gono molte alternative: tacere, ammirare e… sopportare.
I 25 milioni di coreani del Nord, insomma, fanno solo da contorno, da scenografia a una surreale rappresentazione politica, economica e sociale dove l’unico e indispensabile protagonista è e rimane il Dio regnante, il Kim di turno.
Ma come si è arrivati a una tale aberrazione ideologica, come è stato possibile trasformare un sistema comunista in una dinastia ereditaria? Come è potuto avvenire che la Corea del Nord possa oggi minacciare il mondo con le sue bombe atomiche e i suoi missili?
Cercheremo di capirlo rivivendo la Saga dei 3 Kim, “sovrani” della Repubblica Popolare e Democratica di Corea dal 1948.
L’autore

Un po’ di geografia e un po’ di storia

È forse utile ricordare, prima di addentrarci nell’esame dei fatti e misfatti dei 3 Kim, che la Corea del Nord ha una superficie pari a più di un terzo di quella dell’Italia (120.540 km2), con una popolazione di quasi 25 milioni abitanti. Il paese confina al Nord con la Cina (una frontiera di ben 1.400 chilometri, lungo la quale scorrono due grandi fiumi, l’Amnok e il Tumen), al Nord-Est con la Russia (un confine, in questo caso, di soli 19 chilometri) e al Sud con la sorella separata, la Corea del Sud (238 chilometri lungo il tristemente famoso 38° parallelo).
Le sue frontiere marittime sono date all’est dal Mare del Giappone (che i coreani chiamano il Mare dell’Est) e all’ovest dal Mar Giallo.
Capitale e città più importante del paese è Pyongyang, dove si ammassano circa 3.000.000 di persone. Il clima è caratterizzato da inverni lunghi e molto freddi ed estati particolarmente umide e canicolari. I quattro quinti del paese sono costituiti di zone montagnose, inaccessibili e inabitabili. L’agricoltura può essere praticata solo nelle zone costiere.
Repubblica Popolare e Democratica, la Corea del Nord è uno Stato comunista retto da un regime totalitario a partito unico. È diviso in nove Province, due Città con statuto autonomo e tre Regioni amministrative speciali.
La lingua coreana non appare collegabile con certezza ad alcun’altra famiglia di lingue ed è quindi considerata come un unicum.
La popolazione è morfologicamente omogenea. Secondo l’Istituto coreano per l’unificazione nazionale di Seul, il governo comunista del Nord pratica una politica demografica basata sull’eugenismo (miglioramento della razza). Negli anni 1980 – secondo l’Istituto – i nani dovevano subire la vasectomia e venivano messi in quarantena, mentre interventi contraccettivi si praticavano sulle donne di statura inferiore a un metro e cinquanta centimetri.
Il nome ufficiale Chosòn (Paese del calmo mattino) corrisponde a quello dell’ultima dinastia indipendente che ha regnato prima della colonizzazione giapponese, iniziata nel 1910. Nella Corea del Sud, invece, il nome coreano del paese è Hanguk, dal nome di popolazioni preistoriche che vivevano a Sud della penisola.
Il termine Corea deriva dal nome della dinastia Goryeo che amministrò la maggior parte del territorio della penisola dal 918 fino al 1392, quando fu rimossa dalla dinastia Joseon (Chosón).
Fu proprio sotto il regno Goryeo che il paese, fino ad allora diviso in tre parti, raggiunse l’unità nel 918. Il buddismo divenne la religione ufficiale, sviluppandosi in maniera significativa, come testimoniano i numerosi templi dell’epoca dedicati a Buddha. La corte Goryeo adottò la scrittura e il sistema educativo cinesi, ponendo le basi di un notevole progresso culturale. La massima espressione della cultura Goryeo si ebbe nel secolo XI:
governi stabili, istituzioni funzionanti (sui modelli cinesi), Università di buon livello, l’educazione e le arti ispirate ai principi buddisti. La lingua ufficiale del governo e dei dignitari di corte era il cinese.

***
La saga dei 3 Kim
La prima dinastia comunista della storia
di Domenico Vecchioni
2015, pag. 184
Greco e Greco Editori

5 Commenti

  1. Libro memoria di una storia che non va scordate e che tutt’oggi ha ripercussioni nel panorama della Corea. I toni sono semplici e tuttavia esaustivi.

  2. Conosco poco della situazione politica della Corea del Nord, eccetto il fatto che è soggetta ad un regime dittatoriale. Questo è un buon motivo per leggere questo libro.

  3. Il comunismo: un mondo ancora oggi da scoprire e da capire, pieno di interrogativi che ai giorni d’oggi non trovano ancora risposta.
    Da appassionata di storia sarei onorata di leggerlo.

  4. Mettiamo insieme monarchia e comunismo ( in fondo – tutt’e due antitesi della vera democrazia) e, opla’ , nasce la Corea del Nord.
    L’ ambasciatore Vecchioni ce lo racconta chiaramente nel suo “La saga dei tre Kim, un agile volumetto di cultura spiccia.
    Da leggere. E, sopra tutto, da meditare.
    Gaetano

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