lunedì, 25 Settembre 2023
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La siepe del biancospino di Adalgisa Licastro

La nuova edizione di un romanzo quanto mai attuale

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La siepe del biancospino di Adalgisa Licastro

La siepe del biancospino di Adalgisa Licastro, nuova edizione di un romanzo quanto mai attuale della scrittrice siciliana

La siepe del biancospino di Adalgisa Licastro, le aspre punte aguzze di tutte le possibili migrazioni

“La siepe del biancospino” di Adalgisa Licastro narra la storia di Almarina, una donna albanese che emigra in modo clandestino in Italia con la sua famiglia. Sarebbe fin troppo facile, persino banale, dunque, dire che è un romanzo quanto mai attuale. La migrazione di popoli è un fenomeno millenario, può essere “attuale” solo in una delle tante forme che assume nel corso della storia ma, di fatto, è eterno. Una condizione universale dell’uomo. Una categoria dell’essere. Siamo tutti migranti. Migriamo da un luogo all’altro nella nostra vita continuamente, siamo sempre in movimento. Siamo in vita, quindi ci muoviamo. E lo facciamo non solo da un luogo fisico all’altro. Ci muoviamo da uno stato psicologico e spirituale all’altro. In un continuo incessante sforzo di adattamento allo spazio fisico, mentale, immaginario cambiamo le regioni della nostra vita. Eccoci di nuovo alla vita. Il dato fondamentale, l’unico che abbiamo nella nostra ricerca del senso di tutto. E per scoprirlo dobbiamo viverla interamente la vita, perché la vita è la soluzione di sé stessa. Per farlo dobbiamo credere profondamente in essa, nei suoi valori, nella sua importanza. Dobbiamo abbracciare questa straordinaria avventura della vita con tutti i nostri sforzi, con l’impegno più ampio e incondizionato. Come fanno i personaggi di Adalgisa. Almarina affronta un viaggio pericoloso in mare, sapendo che può rischiare di morire, lei e i suoi cari. Maddalena che assiste nell’arca del centro di accoglienza l’umanità che il mare porta a riva e lo fa con tale “egoismo” nel fare il bene da trascurare persino la sua stessa famiglia. Ginevra non paga di una vita condotta nel lusso e in una condizione ricca di opportunità, pur di migrare verso una vita che la soddisfi e che la riporti ad avere stima di sé stessa, va incontro a un incerto destino.
La vita reclama sé stessa. Per darci risposte deve essere vissuta nel modo più pieno, più confacente alle nostre aspettative e questo non sempre, purtroppo, è una garanzia di felicità. Quell’immagine di “levità e di bellezza” che la vita ci mostra, come nella siepe del biancospino, “non esclude, tuttavia, l’asprezza delle punte aguzze delle sue foglie e la forza dei suoi rami.”
Forte, polisemica, luminosa immagine quella della siepe del biancospino, contrassegna tutti i momenti più importanti della storia e dà il titolo al romanzo. È quel “correlativo oggettivo” di cui parla Thomas Stearns Eliot, riferendosi al metodo con cui si conferisce a un oggetto specifico, una situazione o un evento la capacità di evocare in forma d’arte una particolare emozione. Ma questa, in una parola, è poesia. Buona lettura.
(Dalla introduzione di Robert, direttore editoriale di Manuale di Mari)

Una notte come tante, ma senza stelle! Un barcone scivola lentamente verso la costa: circa duecento clandestini di diversa nazionalità emergono dalle dune, pronti all’imbarco. Per loro sarà l’inferno! Un fanciullo disperato si lancia tra le onde, un uomo lotta con la furia del mare imbizzarrito, una donna urla il suo dolore: più destini si compiono! Storie di vita s’intrecciano in una fitta trama nella quale, più che il protagonismo di pochi, emerge il vissuto di molti. La narrazione fluida ed appassionante, induce il lettore a riflettere su alcune tematiche esistenziali, mentre viene conquistato dalla generosità di Maddalena, dalla tenacia di Almarina e Manuela, e particolarmente commosso per la fragilità della giovane Ginevra. Ed è nel luogo più ameno e tranquillo che si consuma l’inaspettata tragedia alla quale “la siepe del biancospino” fa da sfondo. Maliarda e perennemente viva, bella nei suoi bianchi fiori stretti stretti in corimbi, ostenta un’immagine di levità e di bellezza che non esclude, tuttavia, l’asprezza delle punte aguzze delle sue foglie e la forza dei suoi rami. Nell’emblematica raffigurazione, la siepe rappresenta quello che si vuole sia l’uomo: dispensatore di gioie, di piacevolezze, ma forte e coraggioso di fronte alle avversità.

Leggi anteprima de La siepe del biancospino di Adalgisa Licastro

Almarina percorreva tutte le mattine quei vicoli stretti che conducevano alla scuola Garibaldi attraverso una scorciatoia. Spingeva un passeggino sgangherato e traballante sull’asfalto sconnesso che le radici degli alberi ai limiti del sentiero, continuavano a dissestare. Nei giorni di pioggia di quell’inverno sempre più uggioso, le pozzanghere costringevano Almarina e Bisen, il bambino di circa sei anni che teneva per mano, a fare lo slalom per scansarle ed evitare che il trabiccolo su cui stava Dasar vi affondasse le piccole ruote.
Quel trasportino, scorticato in più punti, aveva fatto a lungo il suo dovere, conducendo ora qua ora là almeno due generazioni di bimbi.
Almarina l’aveva avuto da Tatiana, una poveraccia come lei che, a sua volta, lo aveva trovato in una discarica ricca di tutto di più. Non era facile per Almarina vivere gomito a gomito con gente sconosciuta e condividere la propria quotidianità con persone dall’idioma diverso, dalle usanze e dalle abitudini più disparate. All’insofferenza per le situazioni precarie dei centri di accoglienza, si aggiungevano fattori di ordine pratico tutt’altro che indifferenti; ma l’illusione di potere realizzare un sogno di benessere e di libertà, rendeva meno dura ogni accettazione.
Non è utopistico pensare che, in molti casi, l’animo esacerbato da un vissuto tragico, si allontani dal proprio dolore per consolare l’altrui, e trovi nella generosità il mezzo migliore per continuare a vivere. Accadeva così a Tatiana e alla giovane Almarina che aveva messo al mondo il suo Dasar pochi mesi prima d’intraprendere quel triste viaggio. Le due donne, di diversa provenienza, si erano incontrate per la prima volta sullo scafo che avrebbe dovuto portarle in Italia. La somala Tatiana era una donna sola, mentre Almarina aveva marito e figli. La famigliola era partita da Durazzo dopo una breve contrattazione di suo marito Sulejman, con uno scafista che si aggirava nella zona del porto.
«Dammi seimila euro» aveva detto «e vedrai che tu, tua moglie e i tuoi rampolli, sarete presto in Italia! Ti raccomando, però, di non portare alcun bagaglio!» aveva precisato quell’avanzo di galera dal volto nascosto da un passamontagna.
Sulejman era un uomo dall’aspetto tipicamente albanese: aveva statura superiore alla norma, naso aquilino e un’inconfondibile personalità. Pure se figlio del nostro tempo, conservava nella sua spiritualità, l’attaccamento alle forme di vita primitiva e patriarcale, tipiche di coloro che vivono all’interno delle zone montuose dell’Albania. Almarina era per lui la sposa con la quale vivere nell’osservanza della sua fede islamica e, nonostante la sua religione lo permettesse, Sulejman non intendeva avere più di una moglie, perché nella sua mente e nel suo cuore c’era solo lei.
Per quanto gli immigrati visti insieme possano sembrare gente tutta uguale nella loro povertà, conosciuti singolarmente, talvolta, mostrano qualità insospettate. Almarina era tra questi, grazie alla sua sensibilità e ai suoi studi che, pure se incompleti, erano stati ben assimilati. Incline alle molte innovazioni dei tempi, spesso doveva mortificare alcuni suoi slanci per obbedire alle leggi che il Corano imponeva alle donne, ma la dolcezza del suo temperamento le consentiva di avere un forte ascendente sul marito che finiva con l’accettare i suoi consigli, a patto che non limitassero la sua libertà. Come Almarina, anche lui era ospitale e pronto ad aiutare chiunque ne avesse bisogno.
Oggi, come ieri, le condizioni economico-sociali degli albanesi sono sempre più gravi, tanto per il perdurare del crimine organizzato, quanto per l’afflusso costante dei rifugiati del Kosovo che gravano sempre più sulla disastrosa situazione generale.
L’Italia oggi, si presenta agli albanesi come l’America apparve un tempo agli emigranti italiani, ma con una differenza: per raggiungere la Puglia, regione italiana più vicina alle coste tunisine, bastano centoventi chilometri di speranza; per approdare in altri luoghi della nostra costa, di chilometri ve ne sono di più, ma anche questi, non sono poi tanti!
Per entrare in possesso della somma pattuita per il viaggio, Sulejman ed Almarina D’Agron avevano dovuto vendere la loro minuscola casa e poiché i lek ricavati non erano sufficienti, avevano dovuto accettare tutti i risparmi che i genitori di Almarina avevano accumulato in anni di enormi sacrifici. L’attesa del barcone nella zona buia della costa, alquanto lontana dal porto, era stata snervante per quei malcapitati disseminati tra le dune.

La siepe del biancospino
di Adalgisa Licastro
Seconda edizione a cura di Manuale di Mari (29 giugno 2023)
Copertina flessibile: ‎386 pagine

21 Commenti

  1. Sicuramente questa e’ una storia che non lascia indifferenti. Dietro le migrazioni ci sono uomini e donne con un vissuto, con delle emozioni e delle aspettative per il futuro. Leggere storie come quelle raccontate nel romanzo serve per capire questa realtà, siamo tutti esseri umani e dovremmo sviluppare l’empatia nei confronti di chi abbiamo di fronte.
    Spero di poter leggere questo romanzo, sono certa che sarà una lettura coinvolgente.

  2. Questo romanzo già dall’ anteprima suscita molto interesse. Mi piacerebbe molto leggerlo e sapere come andrà a finire. So già che mi emozionerà, ma ne varrà sicuramente la pena

  3. Leggere l’introduzione suscita già molte sensazioni. Entrare in “confidenza” con chi vive questo dramma, conoscere le loro storie, le sofferenze, i sacrifici, le speranze, che li portano ad affrontare un percorso difficile e complicato. E conoscere questi sentimenti attraverso la “voce” di chi li vive, porterà ad una maggiore riflessione ma soprattutto ad avere una visione diversa e più profonda.

  4. Attuale, coinvolgente, emozionante, toccante e sicuramente illuminante…un romanzo che pare avere tutte le caratteristiche migliori per una lettura che lascerà sicuramente il segno nel lettore. E quel lettore spero di esserlo quanto prima.

    • Cara Chiara, mi complimento con te per l’evidente dote di sintesi e per la perfetta chiave di lettura. Piacerebbe anche sapere che tu potessi andare oltre la prima impressione.Ti ringrazio.

      • Solo oggi leggo con molto piacere la Sua più che cortese risposta…e grazie ovviamente per i complimenti immeritati che tuttavia apprezzo sinceramente. Grazie ancora.

    • Cara Maria, il romanzo pur essendo alla seconda edizione, conferma i problemi irrisolti dell’attuale società, soffermandosi sull’aspetto umano di questa realtà.

  5. Un’anteprima veramente toccante e coinvolgente, tematiche forti e attuali. La vita di Almarina insieme alla sua famiglia non è stata facile, tanti sforzi e sacrifici per una vita migliore, fatta di speranza e di rabbia.Spero di scoprire di più questa storia.

    • Cara Vanessa, nel romanzo pulsa la vita, il cuore di chi semina odio e accaparramenti e la genorosità di chi, non curante di se stesso , si prodiga per alleviare la sofferenza dei più.

  6. La breve anteprima è veramente molto toccante e ci proietta subito nel vivo della storia. Abbandonare il proprio paese nella speranza di una vira migliore, purtroppo mette continuamente tanti disperati nelle mani di scafisti senza scrupoli. E, per chi sopravvive al viaggio in mare, l’arrivo in Italia tante volte non è come ci si aspettava. Si tratta di storie difficili, ma si intuisce già la grande sensibilità dell’autrice nel trattarle.

    • Cara Maria, leggere l’anteprima di un romanzo e coglierne il profondo significato è segno di profonde capacità intuitive. Ti ringrazio per avere riscontrato in me, attraverso i miei romanzi che sicuramente conoscerai, doti di grande sensibilità. Il tuo breve commento mi fa pensare lo stesso di te.

  7. La migrazione è un tema delicato che soprattutto in questo periodo genera pareri contrastanti.
    Ma credo che sia necessario guardare non con gli occhi ma con il cuore e soprattutto leggere testimonianze che ci permettano di capire le condizioni di chi è costretto a migrare o semplicemente decide di cercare un posto migliore

    • Dici bene Anna, l’argomento migrazione è tra i problemi più complessi della nostra società. Disponibilità, generosità e senso di umana pietà, non bastano ad offrire una vita migliore a chi è afflitto da una vita amara. Ci sono situazioni di ordine pragmatico, economico-sociale che vanno al di la’ del buon cuore. Grazie per l’interesse mostrato verso il mio romanzo.

  8. Tanto toccante quanto realistica… questa anteprima è già in poche righe un grande spunto di riflessione! Avverto, leggendola, una storia che merita di essere vissuta appieno pagina dopo pagina!

    • Cara Valentina, ti ringrazio per il tuo commento incisivo e pertinente. Sono certa che saresti affascinata dalla lettura di questo romanzo che affronta tematiche che hanno radici nel tempo.

  9. So già che questo libro mi farà scendere qualche lacrimuccia, ma è importante conoscere la storia di quelle persone che hanno affrontato il mare in tempesta, le difficoltà, i soprusi, nella disperata ricerca di una vita normale , serena , lontano dalle guerre e dalla miseria. Se dovessi ricevere una copia, sarò felice di leggerla . Grazie.

    • Cara Caterina, le tue lacrime , espressione d’immedesimazione , manifesteranno grande compenetrazione della realtà narrata, ma anche tanta sensibilità… Nel romanzo, coglierai momenti di gioia e di dolore, ritrovando la vita nelle sue forme variegate. Ti ringrazio per il bel commento.

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