venerdì, 9 Giugno 2023
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Le maschere della verità di Armando Guarino

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Le maschere della verità di Armando Guarino

Le maschere della verità di Armando Guarino, un giallo avvincente dello scrittore napoletano che potrebbe essere l’ultimo capitolo della serie

Le maschere della verità di Armando Guarino, un nuovo caso per l’ispettore Santonastaso

L’ispettore Santonastaso, provato dalla malattia della moglie Carmelina, chiede di andare prematuramente in pensione, domanda che gli verrà accordata per evitare che vada troppo a fondo in un’indagine su casi di corruzione all’interno della questura di Napoli.
Tonino Santonastaso decide di ritornare al paese di Sa Salina, cinquanta chilometri a sud di Olbia, che lo ha visto muovere i primi passi come poliziotto e come uomo, alla ricerca dell’equilibrio perso. In una Sardegna sempre ricca di misteri e di fascino si intrecciano storie, passato, presente e, forse, futuro e l’ex ispettore viene coinvolto, suo malgrado, dai suoi amici nella risoluzione di alcuni casi.
Nel frattempo a Napoli un agente delle sua squadra continua da solo a condurre le indagini sul caso di corruzione in quanto anche lui convinto di aver soltanto scoperchiato il vaso di Pandora. Per questa sua testardaggine verrà ucciso.
“Le maschere della verità” inizia da qui e racconta del ritorno dell’ispettore Santonastaso a Napoli per cercare di proteggere un altro elemento della sua ex squadra, l’assistente Pasquale Carnevale, a lui legato in maniera viscerale, nell’unico modo possibile: continuare e concludere quell’indagine. Mentre però ripercorre i passi del povero agente ucciso, viene chiamato di nuovo in Sardegna perché viene avvisato che Annalisa Delogu, la donna per la quale prova una profonda attrazione e che sta mettendo a dura prova il suo legame con l’amore di una vita, Carmelina, è in pericolo. La donna ha assistito a un tentativo fallito di omicidio da parte di un serial killer che uccide mascherato da Mamuthones, la figura carnevalesca tipica del nuorese.

Leggi anteprima

Occhi grandi, occhi cavi,
occhi che ti guardano e che indagano nella tua coscienza.
Occhi che nascondono altri occhi,
visi che celano più volti,
che svelano l’altro lato della medaglia.
Un naso prominente li accompagna,
insieme ad una bocca appena accennata.
Tutti uguali, identici,
e per questo diversi da ciò che nascondono.
Non puoi capire cosa, chi ci sia dietro quell’aspetto anonimo che incute timore.
Occhi grandi, occhi cavi,
occhi che si burlano di te e che ti mostrano un’altra verità.
Quella che tu non conosci
perché si trova sotto ai tuoi occhi…

Prologo

Olbia
Diversi mesi prima…

Fredda.
Come l’aria che s’incuneava nello spiraglio della finestra lasciata aperta forse distrattamente.
Fredda come la pelle della poltrona reclinabile che respingeva tutte le emozioni, le ansie, gli stati d’animo delle persone che quotidianamente la occupavano.
Fredda era anche la dottoressa alle sue parole, alla sua richiesta di aiuto.
Non voleva capire. O non poteva.
Semplicemente non poteva.
Lo ascoltava senza dire una parola. Era quasi un anno che le raccontava di quanto la sua vita fosse un disastro, di come fosse stato capace di rovinare la cosa più bella che gli era capitata, rigettandola come una dannazione. Lui che sapeva cosa fosse la dannazione.
Lui che sapeva che era fredda, come la colpa che avrebbe dovuto espiare, il prezzo che avrebbe dovuto pagare.
Non trovi riparo, mai, da quell’alito gelido che ti soffoca e ti costringe a girare la testa e a guardare sempre indietro, laddove calore non ci sarebbe mai potuto essere. Non ti lascia spazio, non ti libera mai.
Non riusciva a trovare calore neanche su quella poltrona, tra l’indifferenza della psicologa e il peso del tempo.
E continuava a respirare aria fredda.
Come quella poltrona che gli stava restituendo tutto il male costringendolo ad accettarlo e a farlo diventare parte di sé.
Fredda, come la dottoressa.

1

7 gennaio
Olbia

Il tenue rossore dell’alba appena nata incominciava a delineare i contorni di quella via anonima.
Rivelava le scritte lasciate sui muri come trofei dai nuovi artisti di strada, con le loro firme stilizzate e i disegni caricaturali.
Dava nuova vita ai tavolini di un bar, che poco prima aveva accolto il suo ultimo ospite.
Richiamava l’attenzione delle case disposte una addosso all’altra, colpevoli di avere il loro affaccio in una direzione diversa rispetto al chiarore del cielo.
Sul marciapiede, complice il vento, il residuo della notte precedente veniva evidenziato e smosso.
Non tutto.
In fondo alla strada c’era qualcosa che il chiarore del giorno nascente faticava a svelare. Nascosto da un’automobile di grossa cilindrata, prima il tacco di una scarpa, poi un piede arcuato al suo interno, giocavano con le ombre della notte residua in attesa che il sole rendesse loro giustizia.

Qualche ora prima quella scarpa doveva aver visto le gambe dei tavolini del bar adiacente e probabilmente non era da sola, anzi, in molti avrebbero scommesso che aveva giocato, e non poco, con il piede di colui che si trovava di fronte, in una sorta di ammiccamento sessuale finito male.
E poi…
L’alba, con la sua prepotente vanità, a poco a poco, con dispetto, aveva illuminato il cappottino leggero che copriva la minigonna scura. Quella che lei aveva voluto indossare per lui, scavando nell’armadio, per il loro primo appuntamento.
Era stata una serata fantastica.
Si stava realizzando il suo desiderio che si trasformasse in qualcos’altro.
Ma poi… lui glielo disse.
Litigarono. Inutilmente.
Fino a quando scappò. Il giorno dopo si sarebbe dovuta svegliare la mattina presto. Così gli urlò mentre si allontanava.
Doveva svegliarsi all’alba…
La stessa che ora si confondeva con il rosso intriso sulla camicetta ben piegata all’interno della gonna e aperta sul davanti, pronta a mostrare il poco seno che conteneva, se soltanto lui… Che stronzo! Delusa, forse infuriata, aveva deciso di fermarsi al bar vicino per qualche minuto ancora, sfidando l’insofferenza palese del barista quando la vide; in fondo era un martedì… non aveva detto che si doveva svegliare presto? No. O meglio, sì, ma aveva voglia di un mojito e non sarebbe andata a casa senza berlo.
Aveva bisogno di tempo per riflettere. I minuti divennero ore. I mojito divennero due, tre… Non era più giovanissima, aveva superato i trent’anni e la fine di quella serata era indicativa di come fosse la sua vita al momento. Triste, sola e malvista, almeno sicuramente da quelli che lavoravano al bar, pensò.
Lui era stato chiaro, questo di sicuro… si disse, e dopo aver posato l’ultimo bicchiere, pieno soltanto di una foglia di menta e di un cubetto di ghiaccio, aveva lasciato il bar e aveva preso a camminare.
Abitava a pochi isolati di distanza e per questo rispose di no al barista che l’avrebbe voluta accompagnare. Avrebbe camminato un po’, tanto che mi può succedere?
Non sapeva quanta strada avesse percorso prima di essere costretta a fermarsi, a scoprire che non era più sola.
“Pina!”
Qualcuno mi chiama.
È un uomo, dall’altra parte della strada.
Non lo vedo. È avvolto dal buio…
Ma cosa vuole da me?
Non vede che sono ubriaca? Non si rende conto che non sto capendo nulla?
No. Non stava capendo.
Se ne rese conto solo quando si avvicinò a lei, con il viso nascosto ora solo parzialmente dall’oscurità, a pochi centimetri dal suo prima di…
Fu un momento.
La lama era penetrata morbida nella sua carne fino in profondità e morbida ne era uscita.
Poi il freddo. Il gelo improvviso.
Mentre stava per cadere a terra, non poteva fare a meno di fissare la figura che si stagliava innanzi a lei immobile, ancora con la lama ferma nella mano, sporca della sua solitudine.
Era guidata dalla rabbia.
La rabbia di chi non era stato riconosciuto.
La disperazione di chi non era stato capito.

2

Napoli, zona Pignasecca,
circa due anni prima…

Ci sono serate nelle quali riesci a scorgere lo sporco che si nasconde nel buio, lo vedi, lo affronti e lo elimini, prima che venga di nuovo il giorno e che, mescolandolo nel grigio perpetuo, lo renda indistinguibile agli occhi di chi è distratto o di chi non lo vuole vedere.
Ci sono serate nelle quali ti giri nel letto cercando di scrollarti di dosso tutto il lerciume raccolto durante il giorno e porti a casa il dolore che non sei riuscito a lenire.
Ci sono serate durante le quali invece il mondo sembra fermarsi e te ne puoi accorgere soltanto lì, in questura, dove il quadro delle chiamate e delle pattuglie in azione si spegne nel silenzio irreale, dove lo sporco non muore.
Quello era ciò che pensava solitamente Santonastaso ed era il motivo per il quale non rifiutava mai di fare un turno di notte. Spesso era accompagnato dai suoi due assistenti fidati, Russo e Carnevale. Il primo qualche volta era costretto a rinunciare per non lasciare troppo da sola la giovane moglie.
Carnevale, invece, nonostante oramai avesse superato la quarantina, non aveva che la madre e non mancava mai di stare al fianco dell’ispettore.
La segnalazione anonima, che nel cuore della notte aveva raccolto l’agente al centralino della questura, non era molto precisa. La voce, rauca e indefinibile, parlava soltanto di “movimenti sospetti in un vicolo della Pignasecca” e il poliziotto aveva deciso di soprassedere, come molte volte era stato invitato a fare. Non vi riuscì perché accanto a lui in quel momento stava passando quel nervoso ispettore della Mobile, in servizio quella notte e irrequieto come non mai per la recente scoperta della malattia della moglie.

Le maschere della verità
Pace per l’ispettore Santonastaso
di Armando Guarino
DM Edizioni (6 luglio 2021)
Copertina flessibile: ‎398 pagine

15 Commenti

  1. Avvincente e coinvolgente sin dalle prime righe…un ottimo motivo per non perdersi tutte le altre. Un buon compagno di viaggio per l’estate a venire

  2. Sono di Napoli, sono appassionata di cronaca e di gialli. Una trama che mi ha da subito attirata un caso non raro nella mia terra e che mi piacerebbe portare a termine con la lettura di questo libro. Complimenti per la scelta tematica, se ne parla ancora poco e si da ancora poca importanza al lavoro delle persone oneste, che spesso danno la propria vita per un mondo migliore.

  3. Mannaggia, ho letto le prime pagine e ora vorrei andare subito avanti! Adoro i gialli, e ancor di più quelli in cui i protagonisti sembrano pronti ad uscire dalla carta per entrare in una fiction. Mi piacerebbe davvero ricevere questo libro, mi incuriosisce molto.

  4. Mi piacciono i misteri…quindi quale modo migliore se non quello di lasciarmi avvolgere dalla trama e dall’intero testo che spero di poter presto aggiungere alla mia biblioteca “casalinga”.

  5. Mi piacciono molto i gialli e le indagini psicologiche, quelli che ti trasportano nella storia e non ti fanno più staccare dalle pagine. E l’anteprima di questo libro promette tutto ciò. Anche il titolo promette una storia tutta da scoprire.

  6. Un prologo e un’anteprima molto interessanti!
    Amo molto i gialli…pensare, scoprire, indagare…cercare di capire i personaggi…e questa storia suscita molta curiosità sin da subito. Ahimè non ho letto (ancora) nulla sull’ispettore Santonastano e mi piacerebbe molto iniziare…magari proprio da questo…

  7. Molto interessante il tema trattato- quando si va troppo a fondo con le indagini e si arriva con l’essere minacciato o addirittura ucciso – mi farebbe molto piacere approfondire leggere tutto il libro

  8. Il prologo sembra dare il via ad una storia molto interessante, con una trama pronta ad infittirsi come solo i gialli sanno fare. La lotta alla corruzione napoletana che c’è alla base poi, tra gli argomenti che più mi interessano. Non conoscevo le storie dell’ispettore Santonastaso e nemmeno l’autore; sarebbe quindi un piacere poterlo scoprire insieme ai suoi gialli.

  9. Un’anteprima veramente interessante, una storia molto forte quella dell’ispettore Santonastaso che cerca di abolire questa corruzione ahimè molto presente all’interno di cause di elevata importanza. Spero di poter approfondire tale lettura e scoprire la verità che si cela dietro questi avvenimenti.

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