lunedì, 25 Settembre 2023
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Miracolo a Piombino di Gordiano Lupi

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Miracolo a Piombino di Gordiano Lupi

“Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che quella è la più bella età della vita”, la frase di Paul Nizan è il leitmotiv di “Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano”, romanzo breve che sin dal titolo rende omaggio al capolavoro di Zavattini e De Sica. Apologo sull’adolescenza, romanzo di formazione condotto sul doppio binario della crescita di un ragazzo e della scoperta del mondo da parte di un gabbiano. Molti rimandi con la poesia, consonanze con le tematiche di Baudelaire, il contrasto tra individuo e società che spinge all’isolamento, noia esistenziale da un lato e aspirazioni ideali dall’altro, temi del decadentismo e vocazione pasoliniana alla solitudine. Il tema centrale del racconto è l’adolescenza, narrata con descrizioni poetiche di una città in divenire, scandita da suggestioni, sfumature e sentimenti impalpabili che sottolineano il legame inscindibile con un’infanzia difficile da abbandonare, anche se non manca la voglia di fuggire per fare cose nuove. Racconto simbolico nella parte fantastica, quasi fiabesca, del gabbiano solitario che vive un momento simile all’esistenza di Marco. Fotografie originali di Riccardo Marchionni.

Anteprima del libro

Marco aveva iniziato a raccontare la sua vita ai gabbiani del porticciolo di Marina. Quei gabbiani così bianchi e liberi nelle giornate interminabili d’estate, quei gabbiani così lesti ad abbandonare la soglia del giorno nelle fredde serate d’inverno e così veloci ad accogliere il sole. Troppo diversi dai gabbiani proletari del porto, anneriti dai fumi, dai residui ferrosi dell’acciaieria, dallo spolverino di carbone che volava libero nell’aria del mattino. Marco era diventato uno di loro, sapeva distinguere ogni grido stridulo che usciva da quei becchi disperati in cerca di cibo. La discarica di Poggio ai Venti era la mensa imbandita nei giorni di magra, quando il mare era avaro con i suoi figli e i gabbiani finivano per azzuffarsi con tenacia sul rifiuto migliore. Le onde del mare nei pressi
del piccolo porto del suo recente passato erano la tavola quotidiana dove cercare cibo lanciato dai pescatori, raccolto da mendicante dei mari, catturato con la furia e la rabbia di un uccello rapace.
Marco aveva cominciato a sentirsi uno di loro, sullo specchio di mare davanti all’Isola d’Elba, dal balcone naturale di via del Popolo, dalle panchine di piazza Bovio protese davanti alle isole, sconvolte dai venti. Parlava spesso con quei bianchi uccelli che popolano le scogliere e i tetti delle case di mare. Potevano capirlo? Non lo sapeva. I loro sguardi erano trasognati e stanchi, ma lui parlava senza sosta, ascoltando grida d’amore e disperati richiami d’appetito. Lui riusciva a comprenderli. Erano i soli amici veri d’una fanciullezza che stava lasciando il posto alla pubertà, con la prima peluria sul volto, le voglie pavide davanti alle ragazzine, le letture proibite, un mondo di sogni e fumetti che svaniva – dissolvenza irreale della memoria – di fronte a una vita adulta tutta da edificare. I vecchi albi di Topolino lasciavano il posto a fumetti erotici, un padre severo ricordava doveri, strade tracciate dal tempo, tutto cambiava, sembrava impossibile, pareva un sogno imperscrutabile il suo rimpianto. E la vita si perdeva nel silenzio di notti disperate d’una camera troppo piccola per contenere dubbi e incertezze. Le parole di Paul Nizan percuotevano i suoi pensieri, uno scrittore mai letto, pure se sapeva a mente la colonna sonora di Avere vent’anni.
“Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che quella è la più bella età della vita”. Marco non aveva ancora vent’anni. Non avrebbe permesso a nessuno di dire che stava vivendo un’età spensierata. Che ne sapevano del suo mondo?
Segreti inconfessabili, paure vissute in silenzio, condanne decretate da tribunali immaginari, dolori confidati a un gabbiano dalla balaustra in ferro battuto d’un piccolo porto, tra teste di molossi dalle quali sgorgava acqua da tempi immemorabili.
Ricordi di bambino, vissuti tenendo per mano un nonno cantastorie. Ricordi che non potevano tornare ma erano ancora con lui. Sapeva che doveva stringerli forte per non farli fuggire lontano.

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Miracolo a Piombino
di Gordiano Lupi
2015
Historica
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32 Commenti

  1. Leggendo l’anteprima del libro posso dire di esserne stata “rapita”: ambientato nella “mia Toscana”, con tematiche a me care. Cosa altro aggiungere, se non esprimere il desiderio di poterlo leggere per intero!

  2. Dai numerosi commenti sembra un libro interessante e da leggere. Mi piacerebbe poterlo leggere a mio figlio di 10 anni, potrebbe piacergli e offrire qualche spunto per problematiche future. Sembra anche di facile comprensione, scritto in modo semplice e comprensibile.

  3. Già dall’anteprima questo romanzo si preannuncia interessante, un momento intimo da poter vivere da soli faccia a faccia con noi stessi e ripercorrere magari i momenti di una fanciullezza ormai lontana ma pervasa dai sentimenti del protagonista Marco.

  4. Il romanzo di formazione ha sempre avuto un grande fascino su di me, poiché esperienza che coinvolge ciascuno, in maniera maggiore o minore. Detto ciò, questo in particolare potrebbe far nascere degli ottimi spunti e delle riflessioni interessanti.

  5. Da bambino ad adolescente e da adolescente a giovane uomo, la fase di crescita non è facile per nessuno, sono tante le sensazioni, emozioni, paure che invadono i pensieri di chi, inevitabilmente, deve abbandonare una fase di vita per dar posto ad un’altra. Un libro ricco di riflessioni ed emozioni, credo sia questo.

  6. Gordiano Lupi continua a “cantare” la sua terra, fra ricordi e suggestioni, ma contemporaneamente parlando dell’oggi e del futuro che verrà. Il giovane protagonista del romanzo siamo tutti noi, le sue domande e i suoi pensieri sono di ognuno di noi, adulto o ragazzo. Una bella storia, una storia per riflettere.

  7. Si preannuncia un romanzo moto intimista,personale che mette a nudo il dramma della crescita adolescenziale,molto interessante,adorerei poterlo leggere tutto.

  8. Il poeta S.Quasimodo ha scitto questa breve lirica:
    “Ognuno sta solo sul cuore della terra
    trafitto da un raggio di sole :
    ed è subito sera .”
    La vita è solitudine, raramente illuminata da qualche labile gioia o da un fragile filo di
    speranza, che ben presto scompare come un raggio di sole che a fatica riesca a superare una spessa coltre di nubi.
    Solitudine significa incapacità e impossibilità di comunicare con gli altri, chiusura nel vortice ossessivo del proprio io, rottura di quella trama di rapporti umani e
    sociali, in cui consiste la reale personalità dell’individuo pienamente responsabile.
    Ma perché l’uomo moderno è solo? Ovviamente l’uomo ha sempre sofferto il
    dramma della solitudine e della crescita, come testimonia l’arte di tutti i tempi;
    né d’altra parte si deve confondere la solitudine desolata del nostro tempo, con
    la quiete interiore, il raccoglimento in se stessi per una crescita personali.
    La testimonianza dell’Arte contemporanea, come questo tuo libro, può forse
    aiutarci a comprendere il significato di una parte di solitudine, spesso disincastrata
    nei rapporti umani nell’attuale società: Insomma, per me, questo tipo di solitudine
    non è mai una scelta volontaria, ma la fatale conseguenza di rapporti interpersonali
    inautentici, limitati, falsi Ed è su questa trama, che occorre osservare realisticamente, si situa il problema in generale dei rapporti umani nel nostro tempo,i quali sono condizionati da una situazione storica maturata a poco a poco:
    Il Novecento riscuote ciò che l’Ottocento ha messo in banca, e via di seguito . Difatti vi è una normale e notevole continuità nella testimonianze dell’arte del
    secolo scorso e del nostro, nella denuncia delle contraddizioni in cui si dibatte
    l’umanità e nell’annuncio e ricerca di nuovi valori e di un più profondo rapporto
    tra le persone. Lo leggerò volentieri.

  9. Gordiano Lupi continua con quello che è ormai una sorta di ciclo dei vinti.
    Dopo Giovanni di “Calcio e acciaio” ecco una nuova figura di antieroe: Marco. Vinti, ma non sconfitti, attenzione. Perché se è vero che agli occhi del lettore entrambe le narrazioni offrono lo sguardo di personaggi insofferenti, le cui cicatrici si dispiegano capitolo dopo capitolo, è anche vero che la redenzione, il passaggio di luce c’è, e filtra attraverso l’incidenza con altri personaggi cardine, entrambi apparentemente ai margini ma che invece danno senso a tutte e due i romanzi. Se in “Calcio e acciaio” questo ruolo spetta alla giovane promessa calcistica Tarik, in “Miracolo a Piombino” il gabbiano è lo il perfetto specchio in cui Marco può riflettersi, cercando di spiccare anche lui il suo volo, ricominciando a credere in un “domani”, qualunque esso sia.
    A far da sfondo a questa storia suggestiva e ricca di lirismo, come in “Calcio e acciaio”, è la cara e vecchia Piombino. Non potrebbe essere diversamente dato che la cittadina è anche la terra natia dell’autore, teatro di mille, enormi ricordi, che difficilmente la pagina scritta riesce a contenere del tutto. Gli odori, i colori, le sensazioni della terra riarsa dal sole, baciata dalla spuma del mare e gravida di vita: Gordiano Lupi ci proietta in un caleidoscopio che ingloba e rimescola i momenti del passato con i dolori della vita presente, cercando una via di fuga.
    Come in “Calcio e acciaio” anche in questo piccolo gioiello la salvezza è raggiungibile soltanto affidandosi ad un’alterità che dobbiamo riconoscere, pena l’inasprimento e il deperimento della nostra stessa umanità, intesa come ciò che ci rendi umani, ossia la capacità di interagire con terze persone. Se è difficile farlo in un Paese dove tutto sembra svanire di fronte all’effimero e all’inutile, è anche vero che sono proprio le storie personali, come quelle di Tarik e del gabbiano, a offrirci una nuova possibilità di interpretazione e di interazione con l’esterno.
    Personalmente consiglio di leggere entrambi i libri per poter comprendere al meglio questo nuovo percorso di Gordiano Lupi, sicuramente debitore di Proust nel tentativo di rendere immortale su pagina il senso di un’esistenza fittissima di intensi e vividi ricordi. Poi, se magari avete la possibilità di metter su anche qualche pezzo di Stefano Rosso, meglio.

  10. Gordiano Lupi è a mio avviso uno di quei pochi autori che riescono a unire una straordinaria prolificità a un’ottima qualità. E nel romanzo “mainstream”, dove la sua vena poetica ed evocativa, nutrita di ricordi, trova un miracoloso equilibrio con la vis polemica e l’abilità narrativa, dà forse il suo meglio. Onore dunque al Gordiano scrittore, dove sa “scoprire” il suo talento esattamente come lo sa fare da editore nei confronti di autori giovani e sconosciuti. Bravo.

  11. Gordiano Lupi, è un grande scrittore, i suoi libri hanno affascinato tutti i soci della nostra Accademia A.L.I.A.S. Ogni suo libro e’ prezioso per ciò che di attraente racconta, per imprigionare tutti tra le pagine fino alla fine!

  12. Gordiano Lupi ha iniziato con l’horror, genere in cui ha lasciato il segno. Ma la sua vera dimensione è il romanzo mainstream, novecentesco, campo nel quale potrebbe aspirare ai più alti onori. So che non gli interessa: vuole scrivere serenamente e basta.
    Dopo “Calcio e acciaio ” Gordiano ritorna sui toni che più gli appartengono e che gli daranno grandi soddisfazioni.
    Continua così.

  13. Lupi mi ha fatto conoscere, e tradurre, i cubani del realismo sucio come Fernando Velázquez Medina, o cubani come Carlos Alberto Montaner e altri, e un po’ho ritrovato quel salso e una specie di calma rabbia del vivere nelle sue storie toscane, nella sua Piombino, nella sua Livorno, negli intonacati d’aria, direbbe un Biamonti della luce, che sono i gabbiani che sorvolano coste e onde e rumentiere.

  14. Il magnifico Libro del Grande Scrittore Gordiano Lupi “MIRACOLO A PIOMBINO” e’ una storia brillante che incanta chi legge e vuole rileggere ancora, perche’ fa fibrillare il cuore di mille emozioni. Invito tutti a leggere questo stupendo libro, ne rimarrete estasiati!

  15. Gordiano Luci, con “Miracolo a Piombino”, ha portato ai lettori una summa di quello che è il suo modo di guardare alla vita e all’arte, con semplicità estrema. E scrivere con semplicità, parlando di argomenti alti quali il senso della vita, della morte, dell’arte, è impresa non poco difficile anche per il più navigato degli scrittori. Si pensi, ad esempio, a “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway. Ora, non dico di paragonare Gordiano Lupi a Hemingway, dico però che nel corso degli anni l’autore ha trattato diverse tematiche in tanti libri, alcuni mainstream, altri di genere. In “Miracolo a Piombino” è racchiusa l’anima più verace di Gordiano, vale a dire il suo saper guardare con fascinazione al mondo e a come esso cambia senza però mai mutare radicalmente. Nel corpus narrativo è impossibile non notare quante e quante influenze ci sono: Luis Sepúlveda, Antoine de Saint-Exupéry, Dino Buzzati, Johann Wolfgang von Goethe e Antonio Fogazzaro, oltre a Nizan ovviamente. Ma anche quella piccola città bastarda, quelle radici che non possiamo davvero slegare dal nostro essere; non a caso, Gordiano cita Francesco Guccini e Fabrizio De André.
    “Miracolo a Piombino”, se in qualche passaggio diventa romantico – per scelta dell’autore e non per un suo passo falso -, definisce noi chi siamo oggi e noi come saremo domani, a patto che nell’arco della nostra giovinezza si trovi la forza e il coraggio di trasgredire ponendo domande giuste e sbagliate anche, perché solo così sarà possibile diventare (essere) colonna portante di una società migliore. E’ a mio avviso “Miracolo a Piombino” il lavoro migliore e più compiuto di Gordiano Lupi. Merita non solo la lettura da parte del lettore, merita di essere approfondito e discusso, in famiglia e con i propri figli affinché tutti possano porre e porsi delle domande.

  16. Miracolo a Piombino è un romanzo denso di poesia. E non è un caso che il titolo renda indirettamente omaggio a Miracolo a Milano, un film lievissimo e dolce nato dalla finissima fantasia di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini. La stessa levità si ritrova nel libro di Gordiano Lupi, che sul filo della memoria, quella degli anni ’70, inanella una storia schietta e sincera, dove la vita parallela del gabbiano ci sospinge a costruire castelli in aria, forse a volare, e comunque a perderci tra le nuvole. E dove i riferimenti malinconici alle canzoni e ai libri dell’adolescenza del protagonista ci riportano a una storia inquadrata in un periodo ben preciso, scandendo inesorabilmente il tempo del sogno.

  17. Un libro per tutti, adolescenti e adulti, Miracolo a Piombino è il nuovo Il gabbiano Jonathan Livingston. La storia in parallelo del 17enne e del volatile è la metafora perfetta, sprigiona tutta la malinconia, la felicità e la scoperta, legate al crescere. Ad impreziosire il romanzo, la scrittura poetica dell’autore, che riesce ad emozionare ed entrare nel cuore.

  18. Ho letto Miracolo a Piombino e non posso che complimentarmi con l’autore che già conoscevo per altri suoi libri, storia interessante e scritta molto bene, speriamo abbia il successo che merita!

  19. Libro frizzante e piacevole. Gordiano Lupi continua a dimostrarsi autore di razza che sa variare generi e contenuti, regalando sempre belle storie.

  20. Crescere è stato un problema di molti. Troppe difficoltà, troppe responsabilità, tanta incomprensione dagli affetti. Chissà se Marco è riuscito a capire dove fosse la sua strada. Mi piacerebbe conoscere tutta la storia.

  21. Ho letto il libro e mi è piaciuto molto per la delicatezza con cui descrive, attraverso le storie parallele ma anche congiunte di due diverse vite in crescita, un ragazzo e un gabbiano, l’esperienza tormentosa dell’adolescenza. “I grandi non capiscono mai niente e i ragazzi si stancano a spiegargli tutto ogni volta” dice il libro del Piccolo Principe. Come insegnante vedo ogni giorno quanto i ragazzi abbiano bisogno di grandi che invece capiscono, che ricordano. Una storia come questa è quello di cui la nostra società ha bisogno: i più piccoli per riconoscersi e sentirsi riconosciuti, gli adulti per uscire un momento dalla frenesia e ritrovarsi ancora teneramente fragili e commossi. Non irrilevante lo sfondo: una Piombino amata profondamente dall’autore, con tutte le sue sfumature, un incontro quasi magico tra l’incanto dei paesaggi sul mare e i mostri industriali, un incontro anche tra passato e presente: si realizza nelle strade della gente comune, che diventano le strade di tutti, quelle che abbiamo percorso tutti quando abbiamo cercato in chi eravamo veramente e in chi volevamo essere una chiave per crescere. Un bel libro davvero, ne consiglio la lettura.

  22. “Le parole di Paul Nizan percuotevano i suoi pensieri, uno scrittore mai letto, pure se sapeva a mente la colonna sonora di Avere vent’anni.
    “Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che quella è la più bella età della vita”. Marco non aveva ancora vent’anni. Non avrebbe permesso a nessuno di dire che stava vivendo un’età spensierata. Che ne sapevano del suo mondo?”
    Solo per questo stralcio vale la pena leggere tutto il libro! La storia è molto interessante. La scrittura molto fluida. Spero di poterlo leggere!

  23. Il libro aspirerebbe a una maggior profondità, in realtà. Non ha niente a che vedere con il commento. Non si racconta di un bimbo che parla a un gabbiano, ma si narra il mistero della crescita. Andrebbe letto tutto.

  24. Libro molto interessante, anzi mi ispira la lettura in quanto tutti abbiamo segreti inconfessabili della nostra adolescenza, che vorremmo dire a qualcuno, ma ovviamente non ne abbiamo il coraggio! E allora quale metodo migliore sfogarsi, parlare e parlare, con gli animali che mai tradiranno i tuoi segreti!

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