La recensione di Nicla Morletti
“Raoul” è lo spaccato di un’epoca di un’Italia di contadini e lavoratori che non c’è più. Epopea di una famiglia, è narrazione autentica e fluente di cose vere, reportage di un periodo della nostra storia vissuta sulla pelle dello stesso autore, alla quale ha dato significato, cercando di dare risposta a tutti i perché.
Giorgio Panero incontrò Raoul nella primavera del 1937. Raoul spaccava i sassi. Questo era il suo lavoro. E l’autore del libro aveva allora solo otto anni.
C’era anche un fiume e la sua acqua era limpida e profumata e la gente andava in bicicletta…
Morbida, affascinante lettura che consiglio vivamente.
RAOUL
di Giorgio Panero
Zona Editrice
2005, p. 266
Dalle prime pagine
L’incontro –
1937. La primavera –
Avevo otto anni quando incontrai Raoul, per caso; era il soggetto, l’artefice di quello che io guardavo, il suo lavoro.
Un lavoro umile – spaccava i sassi ! -, per renderli assimilabili alla massicciata che si sarebbe formata e consolidata col passare dei carri.
Senza darlo a vedere si era accorto della mia presenza e dimostrava di accettarla. Fu mio l’imbarazzo e mi venne di giustificarmi cercando di dire qualcosa. Mi fece giuoco, nel momento in cui avvicinava a sé i sassi, un suono che veniva da poco lontano: un ripetitivo croh, croh, inconsueto. “Cos’è questo rumore” dissi, “l’è il fagiano” rispose. “Non so cos’è…” e lui “…selvaggina!”; “ne so quant’e pprima…”, aggiunsi. Il ghiaccio era rotto, ma non significava aver superato la distanza che l’umana deferenza metteva fra me e quel signore che, seduto per terra, a gambe larghe, spaccava i sassi. Quando avvicinò di nuovo un mucchietto, approfittando dell’interruzione dei colpi, mi domandò di chi ero, risposi con il cognome e disse “…ah”, come avesse capito. Lì, a quel tempo, era già una presentazione. Più tardi, quello che scaricava i sassi lo chiamò, allora seppi che il suo nome era Raoul.