lunedì, 25 Settembre 2023
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Un angelo alle Case Verdi di Rosario Bonavoglia

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Un angelo alle case verdi di Rosario Bonavoglia

Coinvolgente e appassionante “Un angelo alle Case Verdi” è un romanzo la cui lettura ci trasporta inizialmente in un pomeriggio di luglio con il sole “bianco e urticante”, come lo definisce l’autore, su un viale che corre lungo un palazzone verde smeraldo mentre due ragazzi in jeans camminano con andatura dinoccolata. Nelle sere d’estate le Case Verdi sembrano un vulcano in eruzione, mentre il fumo si leva dai balconi dei piani più alti e dai cortili degli appartamenti al pianterreno. Le descrizioni sono appropriate, il filo conduttore del romanzo è eccellente, mentre lo stile dell’autore scivola piacevolmente in un Italiano perfetto lungo le pagine dense di pathos e creatività. Si tratta di una storia d’amore che avvince e cattura. Illusione e disincanto si alternano, come il giorno e la notte, la gioia e il dolore, come tutti i dualismi della vita. Sullo sfondo l’apartheid di una borgata romana, il dramma della non – integrazione, la paura del diverso, come è scritto anche sul retro di copertina del libro. Giulio, fotoreporter deluso dalla propria professione e Silia dal matrimonio senza amore sono personaggi descritti in punta di penna eppur così forti e incisivi da colpire fortemente l’attenzione del lettore. Dominano il centro della storia le Case Verdi, emblema di una borgata che sembra non avere più futuro: il Comune ha deciso di radere al suolo le antiche costruzioni per trasformarle in un quartiere residenziale. Che ne sarà della sua popolazione? Cosa accadrà? Quale il finale della relazione sentimentale narrata nelle pagine? Al lettore la scoperta di pagine dense di profonde emozioni e verità. Nicla Morletti

Anteprima del libro

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Nelle sere d’estate le Case Verdi sembrano un vulcano in eruzione. Colonne di fumo si levano dai balconi dei piani più alti e dai cortili degli appartamenti al pianterreno. L’odore di carni bruciate sui barbecue rimanda a riti funebri sulle rive del Gange. Stormi di corvi si avventano sulle strisce di grasso buttate di proposito dai balconi per il divertimento di vederli azzuffarsi tra loro e con i gabbiani. Non è raro che in quel colosseo domestico la lotta si faccia cruenta e i corvi diventino loro stessi pasto per il feroce cannibalismo dei gabbiani.
Pomeriggio di luglio. Sole bianco e urticante, asfalto molle e colloso, le scarpe vi affondano come fosse fango. Sul viale che corre lungo il palazzone verde smeraldo due ragazzi in jeans col cavallo basso e l’elastico delle mutande in bella vista camminano con andatura dinoccolata, prendendo a calci barattoli e qualunque cosa capiti loro tra i piedi. Un cane dal colore incerto va annusando e innaffiando le ruote delle auto parcheggiate. Una bicicletta passa senza lasciare scia.
Non è l’ora né il posto dove ci si possa incontrare per caso. Silia trasale nel vedermi e si guarda più volte intorno per assicurarsi che nessuno la segua. Le faccio segno di entrare nel bar lì di fianco. La ragazza alla cassa è intenta a leggere storie di corna su Chi. Dalla copertina balzano due grandi seni patinati sostenuti da dietro dalle mani di un invisibile chi. Dà l’impressione di non averci neanche visto. Nella vetrina del bancone un paio di brioche rinsecchite. Il ragazzo che fa da barista ci lancia uno sguardo distratto.
Ci sediamo a uno dei tavolini nichelati, Silia accende con gesti nervosi una sigaretta e ogni tanto si gira verso la vetrata che dà sulla strada.
«Questa è la mia zona, come ti è potuta venire in mente una cosa del genere!»
«Mi mancavi.»
«Vedi piuttosto di filartela di corsa prima che succeda un casino. Egli potrebbe scendere da un momento all’altro con Nebbia, anche se non è la sua ora d’uscita. Da un po’ è diventato imprevedibile, egli, non il cane. Anzi lo siete diventati entrambi!» Egli è il marito, ci riferiamo a lui così per spersonalizzarne l’esistenza.
«Sei incazzata, mi dispiace.»
«Non dovrei esserlo?»
«Volevo farti una sorpresa.»
«Ci sei riuscito! Ci siamo già visti due ore fa, ti avevo detto che dovevo sbrigare alcune commissioni. Al negozio mi sono inventata una scusa e me la sono filata. Sei incosciente ma soprattutto malfidato, così mi metti a dura prova.»
«Ripeto, mi dispiace. Non mi bastano le briciole di tempo che mi concedi.»
«Dovrei dirlo io.»
Cerco di darle un bacio ma gira la testa dall’altra parte. Quando è così, inutile insistere, meglio che me la fili. Mi aspettavo una diversa accoglienza. Un po’ frustrato esco dal bar dirigendomi verso la fermata del bus sull’altro lato della strada. Nella controra temo di dover aspettare chissà quanto, eccolo invece che già sbuca dall’angolo delle Quattro Torri. Vuoto. Dall’interno del bar Silia lo vedrà fermarsi. Pur non scorgendola attraverso i riflessi della vetrata, faccio un segno di saluto. “Il solito c…”, immagino che penserà. Ci sforma perché con bus e metro non ha fortuna, a lei capita sempre di aspettare un sacco e trovarli per giunta affollati.

C’ero già stato una volta al bar sotto le Case Verdi. Un cappuccino e cornetto nel corso di una ricognizione per un servizio fotografico sulla borgata. Una questione piuttosto delicata, un progetto di ristrutturazione urbana parecchio chiacchierato. Una sosta fortunata, una di quelle coincidenze che capitano di rado. E non sarebbe stata l’unica in quei pochi metri quadrati.
Un cliente in piedi al banco vestito di scuro con tanto di giacca e cravatta sembrava che parlasse da solo, a giudicare dall’aria assente del giovane barista che gli stava di fronte. Diceva qualcosa sulla borgata. L’argomento poteva essere utile per il mio incarico. Mentre aspettavo che mi venisse servito il cappuccino, avevo azzardato qualche domanda. All’uomo sembrava facesse piacere. Animandosi precisò che in città non erano in molti a percepire l’esistenza di quella e altre borgate, alcuni associandole addirittura a immagini di baraccopoli e comunità tribali.
«Chi ci abiti, cosa faccia, da dove venga non hanno mai formato oggetto di analisi e approfondimenti. Masse senza identità, non comunità bensì una sottoclasse fuori dalla mente e dal cuore degli abitanti al di qua del raccordo anulare. Pezzi di ingranaggi o pedine di giochi di cui loro stessi non conoscono meccanismi o finalità.»
Il suo linguaggio era forbito, professorale ma non difficile da capire, solo il tono sembrava un po’ sopra le righe, come se fosse in cattedra. «E comunque interessante» – riprese dopo una breve pausa – «che ancora oggi risulti valido quanto notava Aristotele quasi duemilacinquecento anni fa: che non si può essere umani al di fuori di una comunità. Solo gli angeli e le bestie possono riuscirvi.»
Una donna seduta a uno dei tavolini sfogliava una rivista dando l’impressione di non far caso alla nostra presenza. Attratto dal tono profondo e un po’ rauco, da fumatrice, della sua voce mentre chiedeva al barista di portarle un caffè “ristretto e senza zucchero”, mi ero girato rimanendo come impigliato nel colore dei suoi occhi. Turchesi, facevano pendant con collana e orecchini di pietre dure di fattura mediorientale. Lampi di grigio li rendevano freddi e sospettosi, come quelli di un lupo. Non avrei più dimenticato quell’effetto, come pure il resto del discorso dello sconosciuto avventore.

***
Un angelo alle Case Verdi
di Rosario Bonavoglia
Fausto Lupetti Editore, 2015, pag. 135

13 Commenti

  1. La diversità che ancora fa paura all’uomo. I matrimoni senza amore che ancora esistono e sono più che mai presenti. L’isolamento dei quartieri periferici. Tutti argomenti molto attuali e forti. Un libro sicuramente che già dalle prime battute risulta essere molto interessante. Bello, poterlo leggere!

  2. Mi candido. Sono già in ansia di conoscere il seguito… Le storie d’amore restano le mie preferite. Due destini, uniti o allontanati, ma che troveranno forza di ricongiungersi per via dell’amore. Sono davvero curiosa di leggerlo.

  3. Già dalla prefazione questo libro mi attrae. Mi piace l’ambientazione, lo stile utilizzato, la storia d’amore narrata, il desiderio di integrazione e di evasione

  4. Caspita che titolo particolare! E che dire della storia? Leggendo l’anteprima ho potuto constatare che la lettura scorre fluida e appassiona il lettore. Infatti sembra proprio di vedere con i propri occhi quanto viene descritto.
    La storia è davvero interessante, sarei davvero curiosa di sapere come prosegue.

  5. Rosario incentra il suo racconto, una storia d’ amore ( o di passione ?) in un quartiere romano , falansterio di periferia.
    S’ intrecciano storie individuali e sociali, in un intreccio di noia, evasione e anche sentimento.
    Gradevole l’ inizio ; gradirei conoscere anche il finale, attraverso un omaggio dell’ autore al sottoscritto. Al quale prometto una lettura attenta e partecipata e un’ analisi finale appassionata.
    Grazie anticipate.
    Gaetano

  6. Leggendo l’introduzione i primi stralci del libro ho capito che sicuramente questo libro sarà molto interessante…ovviamente aspetto di leggerlo tutto per esprimere un giudizio definitivo!

  7. Mi piace lo stile molto “diretto” dell’autore. Scorre facile e si lascia leggere con disinvoltura. Storia accattivante che potrebbe appassionarmi fino alla fine senza annoiarmi neanche un minuto.

  8. Storie “in limine”. Un’umanità che osserva e si osserva. La voglia di migliorare e di riscattarsi. Parole e voci che ci giungono da situazioni che casualmente ci possono essere vicine ma tendiamo a dimenticare. Un romanzo che apre a riflessioni non banali, uno spaccato sorprendente di società.

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